Testo della meditazione tenuta al Buongiorno a Maria di ottobre 2020 sul tema: “La gioia e l’umorismo dei santi”.
Il “Buongiorno a Maria” è un breve momento di preghiera che accompagna, nei mesi di maggio ed ottobre, l’apertura del Quadro della Vergine del Santo Rosario di Pompei ogni mattina alle 6.30. Si medita sulla Parola di Dio a partire da una tematica specifica e si prega una decina del Rosario prima di affidarsi alla Vergine per mezzo della preghiera detta “Piccola Supplica”. Il tutto dura circa 30 minuti ed è anche trasmesso in diretta su TV2000.
Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, 4per un’eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. Essa è conservata nei cieli per voi, 5che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, in vista della salvezza che sta per essere rivelata nell’ultimo tempo.
PRIMA LETTERA DI PIETRO (1,3-9)
6Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere, per un po’ di tempo, afflitti da varie prove, 7affinché la vostra fede, messa alla prova, molto più preziosa dell’oro – destinato a perire e tuttavia purificato con fuoco – torni a vostra lode, gloria e onore quando Gesù Cristo si manifesterà. 8Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, 9mentre raggiungete la mèta della vostra fede: la salvezza delle anime.
Sorridi che ti fai santo!
Carissimi amici del Buongiorno a Maria, oggi siamo invitati a meditare su un tema abbastanza particolare e che non sempre associamo alla santità: l’umorismo. Il santo – scrive Papa Francesco nell’Esortazione Gaudete et exsultate – «è capace di vivere con gioia e senso dell’umorismo. Senza perdere il realismo, illumina gli altri con uno spirito positivo e ricco di speranza». D’altronde anche il proverbio recita “Gente allegra il ciel l’aiuta”, ma dobbiamo ammettere che in certi momenti difficili come quello attuale, è davvero arduo restare allegri.
Eppure la santità consiste anche nel mantenersi allegri nella quotidianità così come diceva il giovane san Domenico Savio nel dare il benvenuto ad un nuovo amico d’oratorio: «Noi facciamo consistere la santità nello stare molto allegri e nel fare bene il nostro dovere».
Ma da dove nasce questa allegria del cristiano? Dal sapersi un figlio amato e mai abbandonato da Dio. «Niente può distruggere la gioia soprannaturale che si adatta e si trasforma, e sempre rimane almeno come uno spiraglio di luce che nasce dalla certezza personale di essere infinitamente amato, al di là di tutto», dice ancora Papa Francesco questa volta nell’Esortazione Evangelii Gaudium. Dunque non si tratta tanto di ridere delle difficoltà ma di vivere le prove della vita con la consapevolezza di non essere da soli ad affrontarle. Sentirsi protetti dall’amore di Dio aiuta il credente a vivere nel mondo con serenità senza restare schiavo delle sue logiche. A differenza della felicità, sempre così sfuggente ed effimera, la gioia è un atteggiamento interiore permanente che nasce da questo affidamento a Dio e di cui il buonumore è specchio e marchio di riconoscimento. Per questo motivo il cristiano non dovrebbe mai essere triste.
Purtroppo nella società odierna regna una grande tristezza che sta silenziando la grande bellezza dell’amore di Dio per l’uomo. Il bene è diventato timido, si fatica a scorgerlo in un mondo incapace di percepire le innumerevoli benedizioni divine a causa della fretta, della violenza o dell’individualismo: impegnati nella costante ricerca dell’io non percepiamo la presenza di Dio nella nostra vita. Siamo troppo intenti a lamentarci della terra che non ci accorgiamo di come il Ciel ci aiuta.
Ci sono e ci saranno sempre momenti duri ma se lasciamo che il Signore ci faccia uscire dal nostro guscio e ci cambi la vita, allora potremo realizzare ciò che ci ha detto san Pietro questa mattina: «Anche se ora dovete essere, per un po’ di tempo, afflitti da varie prove» siate sempre ricolmi di gioia!
L’umorismo è l’antidoto per non farsi risucchiare nel vortice dell’ansietà, per non cedere all’aggressività e così intraprendere la strada della santità. Santo è chi ritorna all’essenziale, chi è alla ricerca di ciò che conta davvero. Immerso nel presente sì, ma senza farsene travolgere, nella consapevolezza che ciascuno è una parte del mondo senza esserne il centro. Non a caso umiltà e umorismo hanno un’origine comune, vengono entrambi da “humus”, terra. Chi non si fa condizionare dalla superbia, chi non ne diventa ostaggio capisce che esiste qualcosa di più grande del suo ego. Anzi impara a sorridere soprattutto di se stesso.
Il buonumore dei santi nasce proprio dalla capacità di non prendersi troppo sul serio, così come il loro pensare positivo scaturisce dal sapere che ci attende un destino da risorti. I santi, con la loro testimonianza, sottolineano che il dolore e la sofferenza non possono soffocare la gioia, profonda e duratura, di essere salvati, di avere come destino la vita eterna. Si dice che don Bosco fosse particolarmente allegro nei giorni delle prove più dure e san Gerardo Maiella, uno che di sofferenza se ne intendeva, è conosciuto anche come il “pazzariello di Dio”. Una filosofia di vita, una capacità di vedere oltre, che san Tommaso Moro, apostolo del buonumore, allegro anche sul patibolo dove finì decapitato, spiegava così: «Qualunque cosa avvenga, per quanto cattiva appaia, sarà in realtà sempre per il meglio». Per non parlare, poi, di san Filippo Neri che con la sua simpatia e bonarietà riuscì a catturare la profonda tristezza dei giovani che vivevano nella Roma della prima metà del ‘500. Anche il nostro beato Bartolo Longo aveva il senso dell’umorismo. Si racconta che quando perse il Nobel per la Pace per il quale era stato candidato, commentò così: «Per me era un premio No-bel!». Bartolo Longo è stato un uomo incorreggibilmente semplice e morbosamente umile che attraverso la sua gioia di vivere ha saputo costruire un miracolo che si chiama Pompei «perché all’amore di carità segue necessariamente la gioia» (S. Tommaso d’Aquino). Impariamo da lui, e dagli altri testimoni di santità, che non esiste nulla che impedisca un sorriso, che giustifichi il pessimismo o il cattivo umore.
Allora come si diventa santi? A volte basta un sorriso. «Dio ama chi dona con gioia» (2Cor 9,7) e anche noi possiamo farci santi donando un sorriso a chi vive nella tristezza.
Buon cammino, insieme.
