SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO /B
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 14,12-16.22-26)
Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».
Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua. Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
L’odierna solennità del Corpus Domini nasce da una domanda. Nel 1263 un sacerdote boemo, in pellegrinaggio verso Roma, mentre celebrava Messa a Bolsena, allo spezzare l’ostia consacrata, fu attraversato dal dubbio della presenza reale di Cristo. In risposta alle sue perplessità, dall’ostia uscirono allora alcune gocce di sangue che macchiarono il corporale di lino, conservato oggi nel duomo di Orvieto. L’anno successivo papa Urbano IV istituì la solennità del Corpus Domini per tutta la Chiesa cattolica.
Quella domanda è valida ancora oggi per tutti noi: quanto l’Eucarestia incide sul nostro modo di essere cristiani? Corriamo il rischio di ridurre l’Eucarestia solo ad un momento della Santa Messa. Un momento bello, profondo e speciale ma pur sempre un momento. Invece per noi l’Eucarestia è il fondamento, non un momento, di tutta la nostra vita cristiana. Sentire Gesù non solo accanto a noi, ma attraverso il dono di sé, dentro di noi. Gustiamo il suo sacrificio, quell’amore più grande che l’Eucarestia rappresenta. Gesù ci aveva promesso che sarebbe stato con noi tutti i giorni della nostra vita. Questa promessa è mantenuta con il dono dello Spirito grazie al quale si rinnova, ogni giorno in tutto il mondo, la presenza reale di Gesù nell’Eucarestia.
Ma l’incontro con Gesù Eucarestia ha bisogno di essere preparato. Il Vangelo ci riporta le indicazioni che Gesù dà ai suoi per preparare la cena pasquale. Innanzitutto i discepoli devono seguire un uomo che porta con sé una brocca d’acqua. Durante la Messa, al momento dell’offertorio, viene aggiunta una goccia d’acqua al vino nel calice. Quella goccia è tutta la nostra umanità, (con la sua storia, i suoi dolori, le sue ansie e i suoi desideri), che si unisce al sangue al Cristo. Perciò ci prepariamo all’incontro con Gesù seguendo la nostra sete, la nostra ricerca di senso. Quell’uomo con la brocca rappresenta tutti noi e Gesù, istituendo l’Eucarestia, desidera dissetare il nostro cammino, ogni volta che la vita lo rende arido e ogni volta che il deserto lambisce il nostro cuore.
Il cuore. Seguendo quest’uomo con la brocca d’acqua i discepoli troveranno una grande sala, arredata e già pronta. Quella sala è il nostro cuore, preparata da Lui fin dal principio e arredata con tutto quello che ci portiamo dentro. Gesù desidera abitare stabilmente il nostro cuore attraverso l’Eucarestia. Questa stanza, a differenza di quella del Vangelo, non possiamo decidere di affittarla solo per una sera né tantomeno possiamo subaffittarne solo una parte, magari quella che non usiamo da tempo. Dio vuole prendere dimora in tutto il nostro cuore e per sempre. Accostandoci all’Eucarestia noi gustiamo e vediamo quanto è buono il Signore che entra materialmente dentro di noi e spiritualmente nutre tutta la nostra esistenza.
Questa stanza, poi, si trova al piano superiore. Non al piano terra ma al piano cielo. L’Eucarestia è fatta di cielo, l’Eucarestia è promessa di cielo ma l’Eucarestia è anche il cielo dentro di noi. Nonostante la nostra bassezza, nonostante la nostra fragilità, attraverso l’Eucarestia siamo capaci accogliere il cielo dentro di noi! Che straordinaria bellezza è l’Eucarestia per la nostra vita! Allo stesso tempo però non possiamo starcene con la testa fra le nuvole. Il cristiano è quello che ha lo sguardo verso il cielo ma i piedi ben saldi a terra. Sull’esempio del Maestro, siamo chiamati a farci pane spezzato per questo mondo, ad offrire noi stessi in nome dell’Amore. Non c’è vera Eucarestia se non c’è una vita eucaristica, altrimenti diventiamo dei tabernacoli chiusi, contenitori di grazia belli a vedersi ma inutili. I tabernacoli vengono aperti quando c’è bisogno di Gesù, così l’Eucarestia non ci è stata donata non per restare chiusa in noi ma affinché venga condivisa. Quante volte ci mettiamo in fila per fare la comunione e poi non facciamo comunione con gli altri, non siamo in comunione con la moglie, con il marito, con i figli o con la nostra famiglia. L’Eucarestia deve cambiare radicalmente la nostra vita. È chiamata anche farmaco perché ci aiuta a guarire dalle malattie del nostro io, affinchè dai nostri errori possa sempre nascere un rendimento di grazie a Dio per la sua misericordia, per il suo infinito amore per ciascuno di noi.
Chiediamo oggi a Dio di fare di tutta la nostra vita un’Eucarestia, di farci pane spezzato e vino versato per la gioia e la salvezza di chi incontriamo, così che un giorno possiamo partecipare al banchetto celeste per il quale il Padre ci ha preparato un posto.
Buon cammino, insieme.