COMMENTO AL VANGELO DELLA V DOMENICA DI PASQUA /C

Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

VANGELO DI GIOVANNI (3,31-35)

Solo l’amore resta

Entriamo oggi in punta di cuore in uno dei brani che più ricapitola l’intero messaggio di Gesù.

«Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri». Di solito i comandamenti ci fanno un po’ prurito, li consideriamo quasi come un’intromissione di Dio nella nostra vita; sarà forse anche per il fatto che molti di questi iniziano con il “non” e per questo siamo portati a vederli come delle imposizioni. In realtà sono dieci parole che ci aiutano a raggiungere quella felicità per la quale siamo stati creati e, in questa direzione, va questo comandamento nuovo che Gesù ci consegna oggi. Non si tratta di non fare questo o non fare quello ma di amare: siamo dinanzi alla sintesi di tutti i comandamenti, siamo sulla cima della montagna più alta da dove possiamo vedere tutto chiaramente e lo sguardo si perde nell’infinito. Per questo abbiamo bisogno di alcune coordinate per non perderci nella vastità di quello che Gesù oggi ci lascia intravedere.

Cosa vuol dire amare, come si fa?

Viviamo in un tempo dove l’amore è inflazionato. Tutto è amore e quindi c’è il rischio che niente sia davvero amore. A parole tutti amiamo ma è nei fatti che l’amore non trova una concreta realizzazione. Troppo spesso l’amore è confuso con il possesso dell’altro oppure si chiama amore quello che in realtà è rassegnazione o abitudine. Quanti desidererebbero essere amati ma si accontentano solo di essere protetti.

In questo mare magnum Gesù ci viene in aiuto indicandoci una modalità di amare ben precisa. Non basta amare l’altro secondo i parametri del mondo ma affinché questo amore porti frutto bisogna amare come Gesù ci ha amati. Qui c’è tutta la differenza cristiana dell’amore. Si tratta di amare l’altro seguendo l’esempio di Gesù che ci ama andando oltre ogni giudizio, scendendo nella profondità di quello che siamo veramente e non di come appariamo. L’amore di Gesù è liberante e mai oppressivo, è un amore paziente che rispetta i nostri tempi. È un amore oblativo e gratuito che non esclude nessuno ed è capace di dare una nuova possibilità di vita.

Potremmo chiederci come si fa ad amare una persona che ci ha ferito? Come si può perdonare una persona che ci ha rovinato l’esistenza?

Il brano del Vangelo di oggi inizia dicendoci che Giuda era appena uscito dal cenacolo. Siamo nella cornice dell’Ultima Cena e Gesù, dopo avergli lavato i piedi, offre il pane anche a Giuda. Dio è amore che si offre anche al traditore e fino all’ultimo lo chiama amico. Non è amore sentimentale quello di Gesù, lui è il racconto inedito della tenerezza del Padre; ama con i fatti, con le sue mani, concretamente: lo fa per primo, in perdita, senza contare. Per questo quando si fa difficile amare il nemico, così come ci viene chiesto in un altro passo del Vangelo, dobbiamo ricordare quello che Gesù ci ha insegnato dalla cattedra della croce. D’altronde è facile amare chi già ci corrisponde; è più complicato (ma evangelico), invece, amare chi ci ha offeso, chi ci ha deluso, chi ci ha fatto un torto. Abbiamo uno straordinario modello di vita e se ci lasciamo riempire dal suo amore tutto cambierà, forse lentamente ma inesorabilmente.

Il libro dell’Apocalisse ci dice che l’amore di Dio è la tenda dove ogni lacrima sarà asciugata e «non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate». È certamente difficile vivere quest’amore eppure resta l’unico modo che abbiamo per essere testimoni credibili, cristiani autentici. «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» ci dice Gesù oggi. È l’amore la misura della nostra fede e il mondo ci riconoscerà come discepoli di Cristo non solo per le preghiere che escono dalla nostra bocca ma anche dalle nostre mani che si aprono per aiutare gli ultimi, che stringono relazioni, che asciugano lacrime o si sporcano per rialzare da terra chi è caduto sotto il peso dell’ingiustizia, della violenza o della sofferenza. L’amore di Dio è capace di tirare fuori da ciascuno il meglio di ciò che può diventare e di questo è dimostrazione il nostro beato Bartolo Longo. Lui, dopo aver sperimentato nella sua vita la potenza dell’amore misericordioso di Dio, ha saputo vedere negli orfani e nella gioventù abbandonata quello che nessuno altro riusciva a vedere, dando a tutti una possibilità di riscatto e aprendo nuove strade di umanità. Pompei è il miracolo dell’amore di cui ci parla Gesù, è testimonianza per il mondo che nessuno è escluso da questo amore e che quando amiamo come Dio ci ama è il successo della vita, la sua piena realizzazione, quella “glorificazione” ripetuta per cinque volte da Gesù in una sola frase del Vangelo.

Ci aiuti, allora, la Vergine Maria ad essere testimoni concreti di questo amore autentico e non devoti di un sentimentalismo vuoto. Lei che ha donato al mondo l’Amore mettendo in gioco tutta se stessa, possa sostenere il nostro impegno ad essere una Chiesa fondata sull’amore, uomini e donne che, nonostante le tribolazioni a cui accennano oggi gli Atti degli Apostoli, si impegnano a costruire una nuova civiltà dell’amore. Alla fine cosa resterà della nostra vita? Non quello che abbiamo guadagnato secondo la logica umana ma l’amore che abbiamo acquistato agli occhi di Dio.

Perciò, amici carissimi, lasciatevi amare, imparate ad amare, scegliete di amare, sempre.

Posted by:don Ivan Licinio

Classe 1983, sacerdote della Prelatura territoriale di Pompei dal 2011. Attualmente Vice Rettore del Pontificio Santuario della Beata Maria Vergine del Santo Rosario e Incaricato del Servizio per la Pastorale Giovanile. Autore di diverse pubblicazioni, il mio ultimo libro è "Se anche la fede è tra le Stranger Things" - Una serie TV per ogni stagione della gioventù, edito da Effatà editrice.

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