Inizia oggi il mese di marzo nell’anno speciale dedicato da Papa Francesco a San Giuseppe. Cosa possiamo imparare da questa straordinaria figura? Davvero tanto! Desidero soffermarmi, però, su due qualità di Giuseppe alle quali tengo particolarmente: l’essere custode e sognatore.

È molto complicato essere custodi oggi. Viviamo in un tempo di “padroni” nel quale l’egoismo ha preso il sopravvento sul senso di comunità e ognuno pensa di poter spadroneggiare su tutti e tutto. Il custode, invece, è colui che protegge ciò che non gli appartiene e impegna tutte le sue energie (a volte tutta la sua vita) per assolvere a questo compito. Possiamo dire che, fin dalla creazione, la vera vocazione dell’uomo è custodire non asservire. Il padrone ha l’illusione di possedere ma in realtà nulla gli appartiene davvero: «Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?» (Lc 12,20). Il custode invece ha la libertà di chi, pur avendo un tesoro fra le sue mani, non trattiene nulla per sé.

Dio affida a Giuseppe quello che ha di più prezioso, il tesoro più grande dell’umanità: Gesù. Insieme alla moglie Maria (anche lei abituata a custodire tutto nel suo cuore), Giuseppe custodisce l’espressione più alta dell’Amore che l’uomo abbia mai conosciuto. Giuseppe custodisce Dio stesso. È straordinario! Siamo abituati a mettere la nostra vita nelle mani di Dio ma spesso dimentichiamo che Dio per primo si è affidato alle nostre mani, lasciandosi proteggere da esse.

Giuseppe, allora, diventa il modello della paternità autentica: non possiede ma custodisce; sa che chi ha tra le sue braccia non gli appartiene ma ciò nonostante lo ama con tutto se stesso. Quest’amore si esprimerà al massimo quando sarà capace di lasciar andare, di liberare il figlio da ogni paura e pretesa che ha su di lui. Questa è una grande lezione per i genitori dei nostri giorni, troppo abituati a considerare i figli come una proprietà privata da proteggere continuamente e ad ogni costo. Ci sono genitori che riversano sui figli aspettative, ansie e progetti che nulla hanno a che vedere con le attitudini dei figli; altri che, come degli spazzaneve, tolgono dalla strada dei figli ogni difficoltà impedendogli di farli crescere anche attraverso la fragilità. Per carità, non esiste il manuale del perfetto genitore e anche San Giuseppe una volta si è perso il Bambino Gesù, ma chi ha la responsabilità di educare (di trarre fuori il meglio) non può essere affetto dalla “sindrome delle rotelle”. Ricordate come abbiamo imparato ad andare in bici? Prima con le due rotelle attaccate alla ruota posteriore, poi con una e la mano di papà sulla spalla, infine il grande brivido: senza rotelle e con la spinta di papà. In molti casi, purtroppo, manca proprio questa spinta. Al contrario si cerca di trattenere pensando così di evitare ai figli quelle cadute che fanno parte del vivere quotidiano. Ma è senza le rotelle che si trova l’equilibrio e questo vale tanto per la bici che per la vita.

San Giuseppe proteggerà Gesù senza mai trattenerlo. Mi piace pensare che, oltre dal Padre celeste, Gesù abbia mutuato anche da Giuseppe l’immagine di quel papà che, nella parabola del figliol prodigo, lascia andare il figlio nonostante il dolore che questa scelta gli comporterà. Come adulti dobbiamo imparare a “restare”, a stare nuovamente nella vita dei giovani senza invaderla: nel cuore resta solo chi è importante mentre tutto il resto va.

Questo ci porta alla seconda qualità di Giuseppe: è un sognatore. Oggi questa parola è diventata sinonimo di illuso, di uno che non ha i piedi per terra o che vive in un altro mondo. Ebbene Giuseppe custodisce il sogno di Dio per l’umanità, il sogno di un mondo nuovo, diverso. Nonostante l’iconografia classica lo raffiguri spesso come vecchio e pensoso, Giuseppe è in realtà un giovane uomo che si fida dei suoi sogni. È nel sogno, infatti, che Dio gli rivela il progetto che ha pensato per lui e, una volta sveglio, Giuseppe continua il sogno di Dio ad occhi aperti.

I giovani, per loro stessa natura, sono i sogni più belli che il mondo possa custodire e i sogni dei giovani sono il futuro del mondo. Giuseppe, perciò, insegna a fidarci dei sogni, dei giovani e dei sogni dei giovani. È uno che non parla mai nei Vangeli ma concretizza ciò che ha sognato, senza lasciarsi intimidire dalle difficoltà o dai potenti di turno. Agli ordini angelici Giuseppe obbedisce sempre immediatamente e ogni volta ricorre un’espressione assai suggestiva circa la sua pronta risposta: «prese con sé». Oggi più che mai abbiamo bisogno di adulti capaci di prendere con sé i sogni dei giovani, di farsene carico, di proteggerli e aprirgli una strada nuova lì dove il mondo le chiude. Adulti che non lottano con i giovani per consolidare il proprio ruolo ma che lottano per i giovani e, come Giuseppe, sanno mettersi da parte al momento giusto per lasciare spazio ai loro sogni. Purtroppo tante volte i giovani si scontrano con chi non è più capace di sognare o teme i loro sogni. “Abbiamo sempre fatto così”, “non cambierà mai niente” o “pensi di cambiare il mondo?” sono le espressioni tipiche di chi ha smesso di sognare il suo futuro e soprattutto un futuro migliore. I sogni dei giovani ci interrogano, ci sfidano, ci mandano in crisi, per questo gli abbiamo insegnato a non sognare più…

Invece i sogni dei giovani sono una risorsa per la Chiesa e per ogni Paese. Lasciamoli sognare, lasciamoli cambiare la nostra vita monotona e grigia. Non invidiamoli, non ostacoliamoli ma facciamoci coinvolgere dal loro entusiasmo e dalla loro creatività. Chi crede nei sogni resta sempre giovane!

Cari giovani, invocate San Giuseppe come protettore dei vostri sogni e con la vostra gioia ricordate a noi adulti quanto sia bello sognare un mondo nuovo ad occhi aperti.

Buon cammino, insieme.

Posted by:don Ivan Licinio

Classe 1983, sacerdote della Prelatura territoriale di Pompei dal 2011. Attualmente Vice Rettore del Pontificio Santuario della Beata Maria Vergine del Santo Rosario e Incaricato del Servizio per la Pastorale Giovanile. Autore di diverse pubblicazioni, il mio ultimo libro è "Se anche la fede è tra le Stranger Things" - Una serie TV per ogni stagione della gioventù, edito da Effatà editrice.

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