Ora che si sono raffreddate le tastiere dei leoni e dopo aver letto tutte le inchieste giornalistiche dei segugi dello scoop, credo sia arrivato il momento di far sorgere il sole sulla giungla di commenti nati intorno all’installazione dei cancelli a tutela del pronao della monumentale Facciata del Santuario di Pompei.
Sembrerebbe inutile dover motivare un’azione così ovvia, eppure oggi sembra che siano proprio le cose scontate a creare il clamore maggiore, specialmente quando sono mal comunicate ed interpretate. Non ne parliamo poi se riguardano la Chiesa… Per questo è giusto fare un po’ di chiarezza, soprattutto a vantaggio di chi è ancora abituato a verificare le fonti prima di elaborare il proprio pensiero e scrivere un commento (o addirittura un articolo).
Come tutti sanno, la Facciata del Santuario di Pompei è il primo monumento al mondo dedicato alla Pace Universale. Nel 1901, prima dello scoppio dei due sanguinosi conflitti mondiali, Bartolo Longo inaugurava profeticamente un monito di fratellanza universale edificato proprio con il concorso di tutti i popoli: basti pensare che le prime offerte arrivarono dalla Cina! Ne consegue che anche il pronao, il porticato d’ingresso al Santuario, è una vera e propria opera d’arte architettonica che spesso viene distrattamente attraversata dal pellegrino. Quanti, ad esempio, ne conoscono le incisioni, le statue che custodisce o le iscrizioni laterali? Eppure, una di queste ricorda la protezione della Madonna durante l’eruzione del Vesuvio del 1906!
Questa breve introduzione storica serve a comprendere il valore artistico, oltre che spirituale, della Facciata del Santuario e, dunque, anche le motivazioni che hanno mosso la decisione di proteggere e custodire tale monumento da possibili atti vandalici e dal degrado di cui molto spesso è vittima nelle ore notturne. Quella dell’installazione dei cancelli è una pratica abituale e comune a tante altre chiese dall’alto valore artistico: basti pensare alla Basilica di San Pietro in Vaticano. Inoltre, in previsione dell’installazione di una nuova opera d’arte nel pronao, si è ritenuto indispensabile avviare tutte le pratiche necessarie alla messa in sicurezza dello stesso chiedendo l’autorizzazione alle soprintendenze e alle istituzioni competenti, i cui professionisti hanno successivamente permesso l’esecuzione dei lavori.
Fin qui tutto sembrerebbe sensato ma il paradosso è dietro l’angolo, anzi dietro il cancello. Nel giorno in cui viene fatta la prima prova tecnica di installazione, una pagina Facebook molto seguita riporta alcune foto dei nuovi cancelli che vengono commentate da centinaia di utenti. Fondamentalmente le obiezioni sono due: i cancelli non consentono l’ingresso ai fedeli e non permettono ai clochard di trovare riparo sotto al portico durante la notte. Il giorno dopo, alcuni di questi commenti diventano fonte per un articolo di un giornale locale. Il titolo è quanto mai accattivante ed eloquente: “Pompei, cancelli anti-clochard: il Santuario si blinda”. Nell’articolo si sottovalutano le motivazioni del Santuario e l’autore fa riferimento a circa dieci clochard che abitualmente dormono sotto il portico del Santuario.
La replica va in scena qualche giorno fa, quando i cancelli sono stati installati definitivamente. Nuove foto sulla medesima pagina Facebook con le stesse e più numerose obiezioni degli utenti, di nuovo l’articolo dello stesso giornalista che stavolta parla di “sapore medievale dei cancelli”, diverse testate online che fanno copia e incolla e finanche qualche eco sulle pagine locali di un quotidiano nazionale. Monta la polemica e fra chi urla allo scandalo e chi si appella alla carità cristiana, ancora una volta viene ignorata o non ritenuta attendibile la versione ufficiale del Santuario.
Ora, volendo offrire qualche chiarimento e premettendo di rivolgermi a quelli che intendono davvero capire, mi permetto di rispondere alle due principali obiezioni sollevate.
Primo. Il Santuario non si blinda, né impedisce l’ingresso ai fedeli. Perché dovrebbe farlo? Che senso avrebbe avere un Santuario vuoto? Addirittura qualcuno ha parlato di un ingresso a pagamento: altra illazione ovviamente falsa. Vorrei ricordare che, per alimentare la speranza, il Santuario non ha mai chiuso le sue porte neanche durante il lockdown. Oggi, nel rispetto delle norme anti-Covid19, è previsto un percorso di ingresso al Santuario e solo per questo motivo sono presenti delle transenne che lo delimitano. È naturale che, come ogni luogo di culto (ma anche come ogni luogo pubblico), il Santuario ha i suoi orari di apertura e di chiusura. Sembra scontato – ma forse non lo è per tutti – ribadire che i cancelli servono a proteggere il monumento durante le ore notturne, quando la Basilica è chiusa. Così come avviene per le nostre case o per gli altri monumenti della Città che sono opportunamente protetti da cancelli e inferriate.
Veniamo ai clochard. Qui la notizia scade in bufala. La maggioranza dei commentatori hanno fatto leva sull’insensibilità del Santuario nei confronti di questi fratelli sfortunati, incolpandolo di non esercitare quella carità di cui tanto si vanta. Innanzitutto è bene ricordare che la carità cristiana non è lasciar dormire all’agghiaccio un clochard ma restituirgli la sua dignità di persona, accogliendolo e aiutandolo a ritrovare prima se stesso e poi un luogo dove possa dormire, lavarsi, mangiare e anche lavorare. Detto ciò, vorrei chiedere a quanti si sono indignati di aiutarmi ad individuare e conoscere i clochard di Pompei così da poterli soccorrere. Ovviamente non quelli che dormono sotto le loro case perché immagino li abbiano già ospitati, ma quelli che sono ancora per strada.
Dei dieci clochard che venivano menzionati nell’articolo già citato, non ne abbiamo trovato uno. Sapete perché? Non ci sono. Non dorme nessuno sotto il portico del Santuario. Non conosco le fonti del giornalista ma negli ultimi tempi né la Caritas diocesana né l’Associazione “Papa Giovanni XXIII” di Pompei che ha per carisma proprio l’aiuto e l’accoglienza degli emarginati, hanno mai trovato o avuto a che fare con un clochard sul nostro territorio. Ovviamente questo non significa che non ci siano e perciò, ripeto, se ne conoscete qualcuno vi chiedo di segnalarli alla Caritas diocesana così da poterci attivare in loro favore. Tutti quelli che si sono trovati in difficoltà e che hanno accettato di farsi aiutare, sono stati ascoltati e sostenuti proprio per evitare che finissero per strada.
C’è stato solo un caso, diversi anni fa. Era Gennarino, così lo chiamavamo. Lo incontravamo nei mesi di maggio e ottobre, quando al mattino presto si spostava dall’androne del Monte dei Paschi di Siena per sistemarsi sotto al portico del Santuario e intercettare qualche offerta dei fedeli che venivano al Buongiorno a Maria. Anche su Gennarino ci furono articoli che denunciavano il disinteresse del Santuario e anche allora fu completamente ignorata la nostra versione dei fatti. Abbiamo sempre offerto il nostro aiuto a Gennarino trovandogli un alloggio, indicandogli la nostra mensa “Papa Francesco” dove, oltre ad un pasto caldo, avrebbe potuto trovare una doccia e degli abiti puliti. Ma lui ha sempre rifiutato. Lo abbiamo anche curato quando una notte è stato brutalmente pestato a sangue, proprio sotto il portico del Santuario, nell’indifferenza di tutti. Purtroppo l’alcool è stato più forte della nostra carità e Gennarino oggi non c’è più. Il giorno che ci ha lasciati non ho letto articoli, né il post di qualcuno che si chiedeva dove fosse andato.
Invito, comunque, tutti quelli che non conoscono l’impegno caritativo della Chiesa di Pompei a bussare alla porta delle cinque case famiglia ospitate nel complesso delle ex Case operaie senza però svegliare i bambini che nessuno vuole e che lì hanno trovato una casa sicura; oppure potete parlare con il frizzante fratel Filippo o la dolce suor Maria Neve responsabili dei Centri educativi; potreste offrirvi anche come volontari per la già citata mensa dei poveri o per andare la sera insieme con Angela ad aiutare le prostitute che vogliono liberarsi dalla schiavitù loro imposta; pensandoci bene, anche ai ragazzi della Comunità Incontro per il recupero dei tossicodipendenti può servire una mano per coltivare la terra o allevare gli animali di cui si prendono cura. Per non parlare, poi, del Consultorio familiare, della Misericordia con i suoi studi medici a favore delle persone più disagiate, delle cinque Comunità parrocchiali o delle Associazioni che portano avanti tanti piccoli e grandi progetti di carità. Le porte di tutte queste Opere piene di vita sono sempre aperte eppure non sono conosciute e apprezzate perché non suscitano il medesimo clamore della solita polemica fondata su pregiudizi antichi e duri a morire.
Tornando, allora, alla questione dei “cancelli anti-clochard” come è possibile che si imbasti una polemica o si scriva un articolo senza verificare se i fatti corrispondano al vero? I social sono un grande strumento di condivisione e conoscenza, ma vengono spesso usati da alcuni per dare legittimità e ufficialità ai luoghi comuni, al sentito dire, alle bufale come questa. La cosa grave, a mio avviso, è che dei post di persone comuni vengano utilizzati come fonte attendibile da chi ha fatto della ricerca della verità il proprio ideale, oltre che il proprio mestiere. Mi rendo conto di essere all’antica e sono ben consapevole che oggi il male faccia più notizia del bene, eppure non voglio arrendermi alla superficialità ma soprattutto alla falsità.
Ricapitolando. Il Santuario è aperto ed è la casa di tutti ma, proprio come tutte le nostre case, va tutelato e salvaguardato. I cancelli avranno il solo scopo di custodire il pronao della monumentale Facciata del Santuario durante le ore notturne. Questi non impediranno a nessun clochard di trovare riparo perché abbiamo assodato che al momento non ce ne sono ma, lo ripeto nuovamente, qualora ci fossero dei casi sul territorio, vi prego di segnalarli alla Caritas diocesana, guidata dal diacono Enzo, così da poterli prontamente aiutare.
Chiedo, altresì, ai miei concittadini pompeiani di essere i primi custodi del Santuario. Non è soltanto la nostra storia ma è soprattutto la nostra identità, per questo non possiamo permettere che l’amore sul quale è edificato venga offeso dai pregiudizi di chi non conosce né il passato né l’attualità del grande miracolo che è Pompei. In merito, mi piace ricordare, prima a me e poi a voi tutti, le bellissime parole del nostro Fondatore, il beato Bartolo Longo, che proprio nel discorso per l’inaugurazione della Facciata del Santuario, così scriveva: «Il mio testamento è questo: Vi lascio la pace. Raccomando a voi questo Santuario. Con quell’amore con cui l’avete edificato, finitelo, custoditelo, accrescetelo».
Facciamolo insieme.
“Finalmente una voce si levò!” Grazie don Ivan: più esauriente di questo articolo e speriamo convincente (ma non dipende da noi) per i detrattori del Santuario, non era possibile scrivere. Parlano di clochard ma che ne sanno loro? Vogliamo chiamarli piuttosto con il loro nome meno romantico: senza fissa dimora? Per i quali la Caritas si prodiga nel cercare di dare loro prima una dignità (qualcuno non ha nemmeno la carta di identità e il suo comune fa l’indifferente verso i nostri solleciti) e poi un ricovero provvisorio e poi un buono pasto? Vogliono vedere poi quello che si lascia la sera davanti ad una chiesa? Vengano qualche volta davanti alla Cappella della Madonna delle Grazie: dalle bottiglie di birra ai preservativi, da fazzoletti sporchi a scritte ingiuriose (mons. Liberati espresse una volta la volontà di mettere una cancellata trasversale al piazzale…..). E noi la domenica mattina facciamo gli spazzini. Allora di che parlano? Un caro saluto Diac. Enzo
Inviato da iPad
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IN ITALIA ALCUNE CHIESE PER ENTRARE ( ACHI NON E’ CREDENTE E NON DURANTE LA S. MESSA) FANNO PAGARE IL BIGLIETTOE MI SEMBRA GIUSTO PERCHE’ PER MANTENERE LE OPERE D’ARTE CI VOGLIONO SOLDI E NON PAROLE ED E’ GIUSTO CHE SI SEPARINO LE VISITE CULTURALI DA QUELLE RELIGIOSE PERCHE’ NON E’ TANTO SIMPATICO CHE UNA PERSONA E’ ASSORTA IN PREGHIERA MENTRE ALTRI FANNO FOTO
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