Testo della meditazione tenuta al Buongiorno a Maria di ottobre 2020 sul tema: “La santità è il volto più bello della Chiesa”.

Il “Buongiorno a Maria” è un breve momento di preghiera che accompagna, nei mesi di maggio ed ottobre, l’apertura del Quadro della Vergine del Santo Rosario di Pompei ogni mattina alle 6.30. Si medita sulla Parola di Dio a partire da una tematica specifica e si prega una decina del Rosario prima di affidarsi alla Vergine per mezzo della preghiera detta “Piccola Supplica”. Il tutto dura circa 30 minuti ed è anche trasmesso in diretta su TV2000.

Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù. In lui tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito.

Lettera agli Efesini (2,19-22)

La santità della normalità

Carissimi amici del Buongiorno a Maria, il tema della nostra riflessione di questa mattina è: “La santità come il volto più bello della Chiesa”.

Proprio a proposito di volti belli di santità, negli ultimi giorni ha suscitato molto interesse quello del giovane Carlo Acutis, esposto alla venerazione dei fedeli in vista della sua beatificazione il prossimo 10 ottobre. Un volto così dolce e naturale che ha portato molti a parlare istintivamente di incorruttibilità del suo corpo, sebbene non fosse il suo caso. Nei commenti delle persone stupite la parola più usata è stata “normale”, come se la santità fosse sinonimo di diverso, come se i santi fossero persone strane. In realtà per un cristiano la santità è la normale aspirazione verso cui tendere, anzi, è attraverso la normalità che si diventa santi. Forse Carlo sarà il primo beato in tuta e scarpe da ginnastica e questo dovrebbe stupire molto di più della ricostruzione del suo volto perché nell’immaginario collettivo i santi sono uomini e donne che sembra abbiano vissuto in un altro mondo quando invece hanno vissuto solo in un altro modo: seguendo Cristo e il suo Vangelo nella vita di tutti i giorni. Non dobbiamo lasciarci scoraggiare da modelli di santità che appaiono irraggiungibili, perché il Signore ha in serbo per noi una via di santità unica e specifica. Molte volte abbiamo la tentazione di pensare che la santità sia riservata a coloro che hanno la possibilità di mantenere le distanze dalle occupazioni ordinarie. Non è così. La santità è a portata di mano per tutti, ma non mai è una scelta banale, nessuno la può vivere da solo, non nasce da una vita tiepida, né da una vita ideale, ma da una vita che conosce cadute e rialzate. Insomma, una vita normale.

Ci sono tanti santi che non si trovano sul calendario ma che si possono incontrare per strada, al lavoro, a scuola, sul pianerottolo di casa. Sono quelli che Papa Francesco chiama “i santi della porta accanto”. Persone normali che vivono accanto a noi e sono un riflesso della presenza di Dio. Pensate ai genitori che crescono con tanto amore i loro figli, agli uomini e alle donne che lavorano per portare il pane a casa, ai giovani che fanno tanti sacrifici per conquistare un futuro decente, ai malati o ai nonni che continuano a sorridere ai nipoti nonostante l’età e gli acciacchi. In questo senso San Paolo, nel brano che abbiamo ascoltato stamattina, ci ricorda che noi siamo «concittadini dei santi e familiari di Dio». La santità può avere, perciò, molti volti ma è nella normalità di questi volti, di ogni età e condizione, che c’è il volto più bello della Chiesa.

Impegniamoci a vivere la normalità della santità, anche a partire dai nostri limiti. Una santità fatta di buone azioni, di buon umore, di rispetto, di attenzione, di ripresa del dialogo, di attesa amorosa. Non una santità da immaginetta, ma una santità che si incarna nella storia e si esplicita nella concreta vita di ogni uomo che decide di accogliere questo dono di Dio.

Possiamo e dobbiamo essere santi nel nostro tempo e in questo mondo che ha smarrito il senso di famiglia e comunità. Ogni cristiano è chiamato a rendere visibile, da una prospettiva particolare, il tutto del Vangelo; è come una feritoia, posta dentro il mondo, che permette di far osservare agli altri la pienezza della vita eterna.

Questa visione della santità prende le distanze da tutto ciò che è disumano, che limita la vita dell’uomo, che la ferisce o impoverisce, che la corrompe o la rende opaca; mentre valorizza ed esalta tutto ciò che umanizza l’uomo, che lo rende vero, buono, giusto. Il nostro mondo ha bisogno di santi: di persone che rifiutano ogni sopruso, che aspirano alla carità e alla fraternità. Uomini e donne che vivono accettando anche una porzione di sofferenza, perché si fanno carico della fatica degli altri. Senza questi uomini e donne il mondo non avrebbe più speranza. Per questo auguro a voi – e auguro anche a me – che il Signore ci doni il coraggio di farci santi normali.

Buon cammino, insieme.

Posted by:don Ivan Licinio

Classe 1983, sacerdote della Prelatura territoriale di Pompei dal 2011. Attualmente Vice Rettore del Pontificio Santuario della Beata Maria Vergine del Santo Rosario e Incaricato del Servizio per la Pastorale Giovanile. Autore di diverse pubblicazioni, il mio ultimo libro è "Se anche la fede è tra le Stranger Things" - Una serie TV per ogni stagione della gioventù, edito da Effatà editrice.

Una risposta a "La santità della normalità"

  1. Caro don Ivan, complimenti! Stamattina ti ho ascoltato con attenzione e se non avessi messa l’omelia sul sito, te l’avrei chiesta al nostro primo incontro. Un augurio per la nostra Chiesa di Pompei: essere santi normali e non da immaginetta. Un abbraccio. Enzo

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