COMMENTO AL VANGELO DELLA XII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO /A –
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
VANGELO DI MATTEO (10,26-33)
«Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze.
E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo.
Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!
Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».
Chi ha paura della paura?
L’invito a non avere paura si ripete per tre volte nel brano del Vangelo di oggi diventando, così, una richiesta accorata di Gesù.
D’altronde l’espressione “non temere” ritorna nella Bibbia 365 volte: una volta al giorno il Signore ci rincuora e ci risolleva dalle nostre paure. Ma attenzione, la paura di per sé non è una cosa sbagliata. La paura appartiene al nostro istinto di sopravvivenza: attraversiamo bene la strada perché abbiamo paura di essere investiti. La paura – e non i famosi DPCM – ci ha tenuti chiusi in casa per mesi proteggendoci dal pericolo del contagio.
L’invito di oggi, però, è quello di andare oltre quella paura che ci blocca e non ci fa prendere il largo verso il Cielo. Viviamo in un tempo dove la paura accompagna silenziosamente ogni nostra giornata ma il Signore non ci chiede di avere coraggio ma di avere fede. Ce lo ricordava bene Papa Francesco nel momento straordinario di preghiera durante la pandemia. Nel momento in cui la paura accomunava l’umanità, il Santo Padre meditava sull’episodio della tempesta sedata: «Perché avete paura, non avete ancora fede?» (Mc 4,40).
È vero, abbiamo paura. Una paura che, tante volte, è motivata da difficoltà interiori ma anche da delusioni, ingiustizie e sofferenze che ci vengono inflitte dagli altri. C’è anche la paura di essere felici. Ma Gesù desidera accompagnarci oltre la tempesta, lì dove abitano i sogni, lì dove nasce l’amore e diventa vita autentica. Per intraprendere questo viaggio dobbiamo avere fede in Lui. Dio ci conosce, ci protegge, non permette che ci perdiamo, che ci lasciamo travolgere dalla paura.
Il passero non cade a terra perché Dio lo vuole ma, letteralmente, sarebbe più giusto dire che il passero non cade in terra lontano da Dio. Nessuno è abbandonato dall’amore di Dio. «Anche se la tua vita fosse leggera come quella di un passero, fragile come un capello, tu vali. Perché vivi, sorridi, ami, crei. Non perché produci o hai successo, ma perché esisti, amato nella gratuità come i passeri, amato nella fragilità come i capelli» (E. Ronchi).
Questa è la notizia che non possiamo limitarci a sussurrare nelle abitudini quotidiane ma che dobbiamo urlare con gesti che riportano in alto la nostra umanità.
Chi crede in Gesù sa quanto vale ai suoi occhi e nulla può intimorirlo o zittirlo. Dobbiamo farci sentire! Dobbiamo proclamare la nostra fede con tutto l’amore che abbiamo nel cuore, con tutta la nostra intelligenza, con tutta la nostra vita. E quando si presenterà di nuovo la paura, sapremo come attraversarla.
Buon cammino, insieme.
