Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Gesù /A –
In quel tempo, Gesù disse alla folla:
VANGELO DI GIOVANNI (6,51-58)
«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Gente di comunione
Dopo la Pentecoste, la luce dello Spirito Santo ci permette di entrare nei grandi misteri della nostra fede, svelandone il significato profondo. Domenica scorsa abbiamo meditato sulla comunione che c’è fra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo nella Santissima Trinità e oggi ricordiamo che quella stessa comunione d’amore si fa dono per noi nell’Eucarestia: nel Corpo e Sangue di Cristo.
Chi avrebbe mai potuto immaginare qualcosa di così grande? Un Dio che si dà in pasto agli uomini per sostenere il loro cammino verso il Cielo. Neanche i giudei, che pur ricevettero da Dio la manna nel deserto per continuare il loro cammino verso la terra promessa, riescono a capacitarsi di come ciò possa avvenire: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Questo si chiedono nel Vangelo che abbiamo ascoltato e, diciamo la verità, questo ci chiediamo a volte anche noi quando ci accostiamo all’Eucarestia. Davvero quell’ostia, quel pezzetto di pane, è il Corpo di Cristo? D’altronde la festa odierna del Corpus Domini nasce proprio dal dubbio di un sacerdote boemo che, in pellegrinaggio verso Roma, si fermò a Bolsena per celebrare la Messa. Durante la consacrazione, quel dubbio si fece presente in lui e in quel momento dall’ostia cominciò ad uscire del sangue. Era il 1263 e l’anno successivo il Papa Urbano IV istituiva la festa del Corpus Domini. Con il miracolo eucaristico di Bolsena, Gesù ripete quello che ci ha detto oggi nel Vangelo: «La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda».
Inoltre, Gesù si definisce «pane vivo». Interessante e molto profonda questa espressione. Non solo pane, ma “vivo”, c’è una bella differenza. Da sempre nella Bibbia Dio è cibo degli uomini, cioè diventa nutrimento. Ma Gesù aggiunge che è “vivo”, cioè non è qualcosa di materiale che viene dato, ma una vita, una presenza, una persona. Il Cristianesimo non è una religione di idee filosofiche, di riti, di simboli, ma è incontro con una Persona, è relazione di Amore. Gesù si consegna come pane e vino. Sono simboli di necessità e di festa perché il pane è il nutrimento primo della vita degli uomini e il vino è segno per eccellenza della festa. In quel pane, in quel vino consacrati è racchiusa la resurrezione del Signore. Quel pane, quel vino sono la promessa che ci rende vivi in Cristo.
La domanda, perciò, nella festa del Corpus Domini, non è se la Domenica andiamo o no a Messa, e se facciamo la Comunione con dignità, ma è se Gesù davvero diventa il nostro nutrimento principale e la fonte della nostra festa. L’Eucaristica che celebriamo senza queste domande rischia di diventare solo teatro. Noi non celebriamo riti, ma incontri di Amore.
Facciamo sì che l’Eucarestia che riceviamo trasformi la nostra vita, assimili il nostro cuore a quello di Cristo. Sull’esempio di Maria nella visita a Santa Elisabetta, facciamoci tabernacoli viventi: portiamo Gesù lì dove c’è bisogno del suo amore, lì dove c’è ombra di morte. Diventiamo sempre più uomini e donne di comunione: che portano unità e non divisione, capaci di perdono e gesti di pace. San Paolo ci ricorda che «noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane» (1Cor 10,17). Più che discutere sul modo giusto di comunicarci, preoccupiamoci di restare sempre in comunione con Dio e con gli altri.
Solo così, quel pezzo di pane che riceviamo sarà ogni volta un anticipo di Paradiso.
Buon cammino, insieme.

Grazie don Ivan e Buona Solennità
Enzo
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