
Alcuni mi hanno chiesto perché termino ogni mio articolo o post con la frase: «Buon cammino, insieme».
Buon cammino…
L’immagine del cammino è certamente quella che più si addice alla vita. Italo Calvino diceva: «Il camminare presuppone che a ogni passo il mondo cambi in qualche suo aspetto e pure che qualcosa cambi in noi». Fra le cose che possono cambiarci, crescere in noi, c’è certamente la fede e anche per questa possiamo parlare di cammino. Nella Bibbia l’immagine del credente è proprio quella del pellegrino, con le sue mete, con i suoi compagni di viaggio, con le sue difficoltà. Gesù amava camminare. «Percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità» (Mt 9,35).
Perciò l’immagine del cammino racchiude in sé vita e fede, due realtà speculari ma, tante volte, difficili da conciliare. Ma l’importante è camminare, mai restare fermi! Anche quando tutto ci sembra complicato, anche quando crediamo sia giusto temporeggiare, anche quando la paura ci blocca, dobbiamo andare avanti!
Le difficoltà del cammino di fede sono le stesse difficoltà del cammino della vita e, direi di più, dell’amore. Perché la fede è una relazione che vive solo se ama. Come ogni pellegrino, il credente è continuamente in preda a possibili sbagli, incidenti, stanchezze. In realtà sono un buon segno! Non c’è fede senza difficoltà. Anzi, le difficoltà del credente dimostrano che sta veramente camminando. I padri del deserto ci ricordano che: «Solo chi cammina sente la resistenza del vento in faccia». Le vere difficoltà del credente non sono le cadute ma quegli inganni che impediscono di trasformarle in passo avanti, cioè che impediscono di amare. Nella Bibbia il contrario della fede non è l’ateismo ma è l’inganno che ci impedisce di camminare. E questo è l’unico vero “peccato”, dal latino «pes captum», piede bloccato.
La fede, perciò, si può paragonare proprio al passo in avanti di un corpo umano. Questa metafora è ben descritta dal gesuita Jean-Paul Hernández in «Ciò che rende la fede difficile», un piccolo testo che consiglio di leggere. In effetti ogni passo è l’inizio di un precipitare. È una perdita di equilibrio, una possibile caduta. Il passo è uno squilibrio fra due brevi momenti di equilibrio. Si può dire che il passo è quel “sapere” che trasforma la caduta in uno spostamento in avanti. Si vede bene dei bambini piccoli quando iniziano “saper camminare”. Ogni spostamento della gamba è un terribile rischio! Così è la fede. La Bibbia descrive la fede come un saper rischiare. Essa non cancella l’instabilità umana ma la trasforma in un progresso. Come il camminare in posizione verticale, la fede è qualcosa di “quasi innato” nell’uomo. Anzi, di specifico. Gli antropologi parlano di «homo viator».
… insieme
Eppure è qualcosa che si impara. Senza l’esempio e l’accompagnamento del genitore il bimbo camminerebbe in modo molto goffo. Così la fede è accompagnata da un “maestro” che insegna a “saper credere”. Questa «madre nella fede» può essere la famiglia, la comunità, un amico, dei testimoni. È ciò che i primi cristiani hanno chiamato «Chiesa». Ecco spiegato il motivo per cui aggiungo “insieme” all’augurio di un buon cammino. Il cammino della fede, così come quella della vita, è qualcosa che si impara dall’altro e si compie insieme all’altro. Abbiamo detto che Gesù amava camminare, ma non lo faceva mai da solo. Era sempre insieme ai suoi o insieme a quanti avevano bisogno di lui. Ognuno è esempio e compagno di viaggio; ognuno può essere trasparenza del Maestro ed indicare la Via, la Verità e la Vita. Allo stesso tempo ognuno può essere il Buon Samaritano che, lungo la via, incontra, cura e raccoglie chi è stato pestato e derubato dalla vita, rimettendolo in condizione di poter continuare il suo viaggio.
Ma attenzione, il cammino del credente non è un evitare i rischi, non è un cercare una stabilità o una quiete – solo un morto è “stabile”! Il credente è e deve essere uno “squilibrato”, uno sbilanciato. Il camminare nella fede è quella sapienza che porta il corpo, squilibrio dopo squilibrio, al luogo del suo desiderio. Ecco perchè nella Bibbia l’immagine del credente è quella del pellegrino. Cioè di qualcuno che arriverà alla meta dopo che tanti suoi squilibri saranno diventati amore.
E allora…
Buon cammino, insieme.
