Testo della riflessione tenuta al “Buongiorno a Maria” – ottobre 2018
Il “Buongiorno a Maria” è un breve momento di preghiera che accompagna, nei mesi di maggio ed ottobre, l’apertura del Quadro della Vergine del Santo Rosario di Pompei ogni mattina alle 6.30. Si medita sulla Parola di Dio a partire da una tematica specifica – quella di questo mese è il Sinodo dei Giovani – e si prega una decina del Rosario prima di affidarsi alla Vergine per mezzo della preghiera detta “Piccola Supplica”. Il tutto dura circa 30 minuti ed è anche trasmesso in diretta su TV2000.
«Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi».
Carissimi amici del Buongiorno a Maria, se meditiamo attentamente la Parola che abbiamo appena ascoltato, non possiamo che restare meravigliati, oserei dire sconvolti, da quello che ci annuncia l’evangelista Giovanni. Il Verbo si fece carne: l’Onnipotente sceglie di assumere la debolezza della carne, fuorché nel peccato, condividendone speranze e dolori, fragilità e potenza. Nel mistero dell’incarnazione, inoltre, contempliamo la fiducia che Dio ripone nell’umanità. Dio si fida di me, di te, di tutti noi, si fida così tanto da affidarci il suo unico Figlio. Gesù non è solo uomo fra gli uomini ma è Dio che si consegna nelle mani degli uomini.
Guardate la nostra icona della Vergine del Santo Rosario: in quel braccio di Maria che stringe a sé Gesù è racchiusa l’umanità intera che abbraccia la debolezza di un Dio fragile e indifeso come un bambino. Quel Dio che a volte pensiamo lontano e sordo alle nostre preghiere, ora ce lo ritroviamo in braccio!
Ma l’incarnazione del Verbo ci dice anche un’altra cosa: Dio mantiene la sua promessa. La Parola si fa concreta, diventa carne, prende vita. L’insegnamento di Gesù viene riconosciuto autorevole proprio perché c’è coerenza fra quello che dice e quello che fa. Ogni parola pronunciata da Gesù è autentica perché incarnata, cioè vissuta in prima persona. Questo fa di Gesù un esempio autorevole da seguire e per cui vale la pena spendere tutta la propria esistenza. Bastano poche parole al Maestro, infatti, per convincere gli Apostoli a lasciare tutto ed impegnarsi per la causa del Vangelo.
Dunque, possiamo riassumere l’espressione «il Verbo si fece carne» in due parole: fiducia e coerenza. Esattamente le cose che i giovani chiedono con forza oggi sia al mondo degli adulti quanto alla Chiesa. Iniziamo con il farci una domanda: ci fidiamo dei giovani? Manifestiamo loro quella stessa fiducia che Dio ha riposto nell’uomo? Non dimentichiamo che Dio si è affidato alla giovane Maria per far sì che il Verbo divenisse carne. Possiamo dire di affidarci nella stessa maniera ai nostri giovani?
Vedete, è facile parlare dei giovani, ma andiamo in difficoltà quando si tratta di parlare con i giovani perché, in fondo, ci fanno un po’ paura. Abbiamo paura delle loro domande scomode ma anche dei loro silenzi: non sappiamo rispondere ad entrambi. Abbiamo paura della novità che i giovani portano intrinsecamente con sé, barricandoci dietro al solito “si è sempre fatto così”. Infine abbiamo paura delle paure dei giovani perché, dentro di noi, siamo consapevoli che dove c’è un giovane che ha paura c’è, o c’è stato, un adulto che ha fallito la sua missione. Allora fidiamoci dei giovani, riprendiamo il gusto di sognare e camminare insieme con loro, perché solo così potremo passare dalla paura alla crescita reciproca nel dialogo intergenerazionale.
Per quanto riguarda la richiesta di coerenza, noi sappiamo bene che i giovani si allontanano dalla Chiesa quando non vi trovano niente di diverso da quello che già vivono fuori, mentre si ri-avvicinano alla Chiesa quando qualcuno gli fa aprire gli occhi sulla loro vita, quando qualcuno gli dice parole vere e forti, quando, appunto, il Verbo si fa carne. I giovani cercano cristiani adulti, che diano testimonianza di fede vissuta e autentica, così come cercano adulti coerenti che dimostrano di volergli bene e di volere solo il loro bene, aiutandoli a crescere come persone libere, anche se questo dovesse significare mostrargli il lato buio della vita. Ci sono troppi adulti, invece, che nella vita se ne stanno seduti ma hanno la presunzione di insegnare agli altri come si corre. Il giovane, invece, dice Papa Francesco, è colui che «va con due piedi come gli adulti, ma a differenza degli adulti che li tengono paralleli, ne ha sempre uno davanti all’altro, pronto per partire, per scattare. Sempre lanciato in avanti».
È giunto il momento per la Chiesa, e per la società civile, di fare proprio questo scatto in avanti nel rapporto con i giovani. Il Papa desidera che, in particolare nella Chiesa, vengano affidate ai giovani «responsabilità importanti, e che si abbia il coraggio di lasciargli spazio». Preghiamo la giovane Donna di Nazareth affinché questo appello non resti inascoltato e la Chiesa tutta trovi questo coraggio. Allo stesso modo affidiamo alla Vergine l’attività del Papa e dei Padri sinodali con la speranza che il Sinodo non si riduca solo all’ennesimo documento ecclesiale, «che pochi leggono, ma molti criticano» (Papa Francesco), ma che davvero realizzi quel cambiamento di direzione che non mette più la Chiesa di fronte ai giovani – quasi come guardia di frontiera – ma accanto ai giovani per condividerne il cammino e sostenerne il passo.
Ci costerà certamente fatica, ma di sicuro sarà un viaggio entusiasmante!