Riflessione tenuta al Buongiorno a Maria – 5 maggio 2018 ore 6.30

L’angelo disse a Maria: «Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

Buongiorno a tutti!

In questi giorni stiamo leggendo il brano dell’Annunciazione e, nella parte che abbiamo ascoltato questa mattina tutti i verbi sono coniugati al futuro. Certo, trattandosi di realtà che dovranno avvenire è normale che sia così, ma mi colpiva il fatto che l’angelo parli al futuro ad una giovane di Nazareth. Attraverso Gabriele, Dio annuncia il futuro che ha pensato per Maria, cioè sa parlare di futuro con questa giovane. Anche noi cristiani, a nome di Dio, dovremmo saper parlare di futuro ai giovani con autenticità e coerenza. Oggi, invece, se da un lato siamo convinti che i giovani rappresentino il futuro ideale, dall’altro non siamo capaci di proporre un futuro concreto ai nostri giovani. Quando vogliamo farceli amici diciamo che “i giovani sono il nostro futuro” ma quando vogliamo criticarli subito li etichettiamo come “i giovani d’oggi”: in entrambi i casi ci scrolliamo di dosso le nostre responsabilità educative perché non dimenticate che i giovani non nascono già giovani. Oggi siamo circondati da una cultura che idolatra la giovinezza cercando di non farla passare mai, (nessuno vuole invecchiare) ma che allo stesso tempo esclude i giovani dall’essere protagonisti (nessuno vuole lasciare il suo posto). Li sminuiamo con la scusa della mancanza di esperienza solo perché abbiamo paura di uscire dalla logica del “si è sempre fatto così” e di andare lì dove si gioca davvero il futuro. Qual è la conseguenza di tutto ciò? Che gli adulti hanno paura dei giovani e che per essere giovani bisogna avere coraggio.

Sì, coraggio, perché questa è la generazione che più delle altre sta sperimentando la precarietà e la solitudine; nonostante sia la generazione più istruita di sempre con una miriade di strumenti a disposizione, è anche quella con meno possibilità di realizzazione personale rispetto al passato. «Dovremmo chiedere perdono ai nostri ragazzi – dice Papa Francesco nel libro Dio è giovaneperché non sempre li prendiamo sul serio. […] Non sempre li aiutiamo a vedere la strada e a costruirsi quei mezzi che potrebbero permettere loro di non finire scartati. Spesso non sappiamo farli sognare e non siamo in grado di entusiasmarli. […] Gli adulti spesso sradicano i giovani, estirpano le loro radici e invece di aiutarli a essere profeti per il bene della società, li rendono orfani e scartati. I giovani di oggi stanno crescendo in una società sradicata».

Anche nella Chiesa dobbiamo imparare nuove modalità di presenza e di vicinanza al mondo giovanile e il Sinodo dei Vescovi sui giovani rappresenta un’occasione per tutti di riscoprire il gusto dell’incontro, dell’amicizia, il gusto di sognare insieme, di ritornare a camminare insieme, con tutti i giovani e non solo con quelli cosiddetti “di chiesa”. Vedete, non esiste la gioventù, esistono i giovani con le loro storie, che la Chiesa vuole ascoltare. Troppo spesso si parla di giovani senza interpellarli. Qualcuno vorrebbe tenere i giovani “a distanza di sicurezza”, così da non farsi provocare da loro, ma i giovani oggi ci chiedono vicinanza. E non basta scambiarsi qualche messaggino o condividere foto simpatiche. I giovani vanno presi sul serio così come Dio ha preso sul serio la giovane Maria. A lei ha affidato un compito straordinario proprio perché era giovane. Fidiamoci dei giovani come Dio si è fidato di Maria. Affidiamoci ai giovani come Dio si è affidato a Maria. Confidiamo nei giovani come Dio ha confidato nel sì di Maria. Attraverso la generosità di questa giovane donna il mondo ha potuto conoscere la sua più grande speranza: Gesù. Dobbiamo pregare per i giovani affinché possano rispondere al progetto che Dio ha su di loro con la stessa generosità.

Vogliate sempre bene ai giovani, aiutateli, sopportateli nella loro imprudenza ma supportateli anche nei loro progetti, per quanto folli possano sembrare. Guardate ai giovani con fiducia, guardate anche ai tantissimi giovani che in questo momento sono qui, in Santuario a quest’ora. Vorrei che diceste ad ognuno di loro: io mi fido di te! Guardate ai giovani con lo stesso sguardo con il quale Dio ha guardato Maria, perché guardare in faccia loro significa guardare in faccia la speranza che un mondo migliore è ancora possibile.

E così sia.

Posted by:don Ivan Licinio

Classe 1983, sacerdote della Prelatura territoriale di Pompei dal 2011. Attualmente Vice Rettore del Pontificio Santuario della Beata Maria Vergine del Santo Rosario e Incaricato del Servizio per la Pastorale Giovanile. Autore di diverse pubblicazioni, il mio ultimo libro è "Se anche la fede è tra le Stranger Things" - Una serie TV per ogni stagione della gioventù, edito da Effatà editrice.

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