Ieri, in occasione della pasquetta, sono ritornato sul Vesuvio. Ci mancavo da alcuni anni e non vedevo l’ora di rivivere quelle belle passeggiate nella pineta, con il fresco e il canto delle cicale. La natura ha sempre la capacità di rigenerarti con la sua bellezza e con quella forza silenziosa che continua a portare avanti il mondo. Purtroppo, in quest’occasione, ha potuto fare ben poco.
Le conseguenze degli incendi che hanno devastato il Parco Nazionale del Vesuvio nell’estate scorsa sono ancora presenti in tutta la loro devastante crudeltà. Il paesaggio è spettrale. Il silenzio è assordante e sembra di camminare in un cimitero o su un campo di battaglia. C’è ancora odore di bruciato, tutto nero intorno e qua e là alberi caduti o abbattuti che giacciono a terra come cadaveri. Non esistono più i vecchi sentieri e l’acqua piovana, non più trattenuta dalle radici, ha cambiato completamente la morfologia, scavando così a fondo da far riaffiorare le vecchie colate laviche. Prima gli alberi erano talmente fitti che non si riusciva a vedere il panorama del golfo, ora, purtroppo, è l’unica cosa bella che si vede.
Insomma una tristezza infinita, mista ad una rabbia recondita per la stupidità dell’uomo e la lentezza dei lavori di ripristino dell’area.
A causa di tutte queste cose, ho fatto fatica a ritrovare il sentiero che ogni volta percorro con gli amici dopo pranzo. Si tratta di un piccolo pellegrinaggio verso una cappellina naturale, formata da pietra lavica, dove qualcuno in passato ha posto una statuina della Madonna. Abbiamo iniziato a camminare con la consapevolezza che forse stavolta non l’avremmo trovata, vittima anche lei del fuoco. E invece…
Era ancora lì, toccata dal calore degli incendi, ma salda al suo posto. Gli unici colori in mezzo a tutto quel nero erano il bianco e l’azzurro del suo manto.; un piccolo vaso con dei fiori e i fili d’erba verdissimi che spuntavano fra le pietre, a rappresentare la forza della natura che non si arrende. È stato commovente poter pregare in quel luogo e constatare che, nonostante la stoltezza umana, alcune cose resistono e continuano a infondere speranza.
Non so se dopo l’indignazione e il danno immenso procurato dagli incendi, abbiamo realmente imparato qualcosa, ma mi auguro di poter sempre contare sulla tenacia di quello scoglio di pietra lavica che continua a difendere la statuina della Madonna e la capacità del bene di resistere al male.