III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO /B
Dal Vangelo secondo Marco (1,14-209
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.
La Parola di oggi ci mette fretta! Giona annuncia a Ninive che ha ancora quaranta giorni di tempo prima di essere distrutta; Paolo ci ricorda che il tempo si è fatto breve; Gesù chiede di convertirci perché il tempo è compiuto. Che succede? Avranno mica comprato tutti il calendario dei Maya?
Battute a parte, la dimensione del tempo breve è in realtà collegata a quella dell’incontro con Dio. Fai presto che Dio vuole incontrarti! Non perdere tempo e vai incontro a Lui! Gli antichi distinguevano fra kronos, lo scorrere cronologico del tempo, e kairos, il tempo di grazia in cui si manifesta Dio. Queste due realtà non sono separate ma coesistono perché il kairos abita il kronos e fa in modo che tutto quello che è ordinario possa diventare un’occasione per Dio di renderci la vita straordinaria! Quando incontriamo Dio tutto diventa nuovo e relativo: agli abitanti di Ninive, dopo essersi pentiti, viene offerta una nuova possibilità; Paolo ci invita a riconsiderare ogni cosa in relazione al Signore, al punto che tutto diventa relativo. Che posto ha Dio nella tua vita?
Infine Gesù, unisce l’annuncio del compimento del tempo alla chiamata dei primi discepoli. Incontra l’uomo nel suo kronos, nelle sue attività quotidiane, per offrirgli un kairos, un tempo di grazia. Il Signore passando vede questi uomini, la loro fatica e gli chiede di seguirlo. Come ha fatto allora così continua a passare oggi nella nostra vita, vedendo il nostro impegno, le nostre difficoltà e chiedendoci di lasciare tutto per seguirlo. Lasciare tutto è una scelta necessaria e radicale per alcuni mentre per altri significa non legarsi mai veramente a qualcosa se non a Dio solo, nell’ottica che già San Paolo descriveva prima.
Chiunque decide di seguire Gesù, però, deve tenere presente le due dimensioni dell’apostolato: quella del pescatore e quella del riparatore.
Gesù chiama Simone e Andrea mentre gettavano le reti per farne pescatori di uomini. Che bella questa immagine: i cristiani sono quelli che vanno a pescare gli uomini che sono nell’abisso del dolore o della disperazione, gli uomini che sono stati sommersi dal pregiudizio e dalla cattiveria; gli uomini che sprofondano nella miseria e nell’indifferenza degli altri. Bisogna pescarli tutti per riportarli alla Luce. L’esca che ogni cristiano ha è la sua testimonianza, fatta di parole e soprattutto di opere. Se vogliamo tirare in barca – simbolo della Chiesa – molti uomini, dobbiamo “farli abboccare” attraverso l’esempio di una fede vissuta con coerenza in quel mare magnum di cose e di luoghi che ogni giorno facciamo e frequentiamo. A differenza di quello del mondo, quello di Gesù è un amo che salva. A noi il compito di gettarlo continuamente e di attendere con pazienza che le reti si riempiano.
Ma il compito dell’apostolo non è solo quello di pescare ma anche quello di riparare la rete affinché questa sia capace di accogliere quanti più uomini possibili. Questo vuol dire che il cristiano è uno che crea reti, relazioni, è uno che unisce, non divide e non è diviso. Chi decide di seguire Gesù è unito a Lui e fa in modo che la sua vita sia dimostrazione di unità. Quante divisioni, purtroppo, esistono nelle famiglie, nelle comunità, fra gli uomini. Riparare la rete vuol dire riallacciare i rapporti, rinforzare la trama delle nostre relazioni, riordinare i fili ingarbugliati della nostra vita per incrociarli con il filo maestro di Dio. È questo lavoro paziente che ci permette di avere una rete sicura alla quale aggrapparsi nei periodi difficili della vita.
Siate pescatori di uomini, allora, capaci di incontrare gli uomini nelle cattive acque in cui navigano e di tirarli in barca con una rete resistente, intrecciata di misericordia e coerenza.