Ormai ci siamo! L’Avvento è vicino e ci verrà detto spessissimo in queste quattro settimane che si tratta di un tempo di attesa. La cosa, però, che mi chiedo è: noi siamo ancora capaci di attendere? Nel senso che a nessuno piace essere messo in attesa, a nessuno più piace aspettare; pensate a tutte quelle attese che viviamo quotidianamente: la fila alla posta, l’attesa del treno sempre in ritardo, il traffico! Ormai noi viviamo l’attesa come un tempo perso. E allora perché prepararci a vivere quattro settimane di quello che, per la mentalità comune, potrebbe essere un tempo “avvuoto”? Dobbiamo uscire dalla logica del mondo per capire qual è la vera attesa che ogni cristiano è chiamato a vivere da qui a poco. Non si tratta di attendere un turno o qualcosa; è l’attesa di qualcuno, è l’attesa di una persona, è l’attesa di Dio che si fa carne e quindi condivide, abita la mia storia. Ecco il punto: noi non abitiamo più le attese perché le consideriamo un tempo perso. Appena ci fermiamo ad attendere, subito troviamo come occuparci: smanettiamo col telefonino, chattiamo, un messaggino su whatsapp, leggiamo un’e-mail, vediamo l’ultima offerta perché dobbiamo recuperare tempo, perché quell’attesa è qualcosa che ci rallenta.

Ora dico una cosa strana: dobbiamo ritornare a fare compagnia all’attesa. Immaginate l’attesa come una persona reale che però viene puntualmente ignorata. Eppure è l’attesa che, facendoci compagnia, ci ridona quel gusto autentico della vita. E poi ci sono attese e attese: c’è l’attesa di pagare la spesa e fai la fila alla cassa con la signora che deve consumare tutti i buoni, ma c’è anche l’attesa di incontrare l’amato o l’amata. Quest’attesa è carica di vita! Anche noi, allora, dobbiamo vivere l’Avvento come l’attesa dell’Amato. D’altronde qual è la più grande prova dell’amore di un ragazzo verso la ragazza e viceversa? Quella di saper aspettare.

In spagnolo aspettare si dice esperar, perché in fondo aspettare vuol dire anche sperare. Non dovremmo mai stancarci di aspettare perché il giorno più bello della nostra vita potrebbe arrivare proprio domani.

Viviamo l’Avvento come un tempo di attesa, ma non come un’attesa vuota, piuttosto come un tempo di speranza. Predisponiamo il nostro cuore affinché Dio possa abitare la nostra vita e ridonarci speranza. Così quando arriveremo a Natale potremmo realmente gioire della nascita del nostro Salvatore.

Buon cammino, insieme.

Posted by:don Ivan Licinio

Classe 1983, sacerdote della Prelatura territoriale di Pompei dal 2011. Attualmente Vice Rettore del Pontificio Santuario della Beata Maria Vergine del Santo Rosario e Incaricato del Servizio per la Pastorale Giovanile. Autore di diverse pubblicazioni, il mio ultimo libro è "Se anche la fede è tra le Stranger Things" - Una serie TV per ogni stagione della gioventù, edito da Effatà editrice.

Una risposta a "Avvento e non “avvuoto”"

  1. Anche l’attesa di una creatura nel ventre della mamma,quel farsi compagnia in attesa di conoscersi.Anche questo e’ Un dono del Signore,quella gioia che si può provare solo alla fine dell’attesa,fatta di palpitazioni,di sussulti,e di mille altre sensazioni….Attendere l’amato e’ gia Amare.

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