TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE /A (clicca qui per leggere il Vangelo di oggi)

Fa caldo! C’è un sole tremendo!

In questi giorni certamente abbiamo ascoltato frasi del genere e oggi il Vangelo ci parla di una luce abbagliante che avvolge il volto e le vesti di Gesù. Tuttavia gli apostoli non hanno bisogno di occhiali da sole per riconoscere il Maestro con Mosè ed Elia che gli stanno accanto.

La luce della trasfigurazione, a differenza di quella del sole, si può vedere con gli occhi, ma solo se prima li abbiamo abituati a guardare il buio dentro di noi. Solo quando chiediamo a Gesù di accompagnarci nel buio che ci portiamo dentro, allora facciamo esperienza del calore che la luce del volto di Cristo emana, quando tutto riprende colore nel nostro cuore, tutto ritorna alla vita.
Non tutti siamo abituati a vedere nel buio, anzi molti di noi hanno davvero paura del buio. Non conta quanti anni abbiamo ormai, perché il buio che temiamo e i mostri che lo abitano sono diversi da quelli che da bambini non ci facevano dormire la notte. Anche da grandi non dormiamo la notte quando ci vengono a trovare altri mostri. Mostri che sono cresciuti dentro di noi e che abitano in quella parte del cuore che abbiamo deciso di lasciare al buio, al male.
Ma non voglio cadere nell’errore che tante volte facciamo quando riduciamo il Vangelo ad un libro di favole o ad un vademecum per il perfetto moralista. Il Signore oggi ci dona la sua luce e ci dice che il Vangelo è la storia di un incontro: fra il volto trasfigurato di Gesù e il volto dell’uomo sfigurato dalla sua fragilità. È la fede in questo incontro che sconfigge ogni mostro, che ci salva davvero.

«Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non per lui e i suoi compagni. Pietro, è letteralmente “fuori di sé”, tutto proteso verso quella luce vivificante. Chi si lascia incontrare dal volto di Gesù, non vuole fare altro che prolungare quest’esperienza di grazia, dimenticando se stesso e volgendosi verso l’Altro. Ma attenzione. Gesù riconosce nella richiesta di Pietro il rischio di vivere la fede come esperienza intimistica, come rapporto solo fra se stessi e Dio. Un po’ come quei giovani che dopo essersi fidanzati si isolano dagli amici per stare sempre e solo insieme. Romantico ma non reale. Così anche molti cristiani vivono il rapporto con Gesù come un fatto privato, dimenticando che, dal giorno del Battesimo, siamo stati inseriti in una famiglia e che ogni sacramento, ogni incontro con Dio, è sempre comunitario. “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”. E per quanto sia importante ricavarsi dei momenti per stare soli con Dio nella preghiera, questi non potranno mai sostituire la bellezza di essere Chiesa.

Per questo motivo Gesù, con i suoi discepoli, decide di scendere dal Tabor: perché dopo l’Alto c’è l’altro. Se la fede non si trasforma in un’esperienza concreta di servizio d’amore agli altri, allora resta soltanto una fioca lucina notturna: ci dice di stare attenti ma non ci insegna a camminare. L’incontro con un volto, invece, ci interroga, ci provoca, ci segna, ci aiuta a crescere. Saper incontrare il volto di Cristo nel volto dell’altro è l’esperienza più bella di trasfigurazione che si possa fare!
Allora via gli occhiali da sole e apriamo bene gli occhi del cuore!

Buon cammino, insieme.

Posted by:don Ivan Licinio

Classe 1983, sacerdote della Prelatura territoriale di Pompei dal 2011. Attualmente Vice Rettore del Pontificio Santuario della Beata Maria Vergine del Santo Rosario e Incaricato del Servizio per la Pastorale Giovanile. Autore di diverse pubblicazioni, il mio ultimo libro è "Se anche la fede è tra le Stranger Things" - Una serie TV per ogni stagione della gioventù, edito da Effatà editrice.

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