DOMENICA DI PASQUA – RISURREZIONE DEL SIGNORE /A

Vorrei chiedervi: cosa è cambiato?

In voi, in me, oggi cosa è cambiato?

Credo che dopo aver vissuto il tempo quaresimale e i giorni intensi del Triduo pasquale, è arrivato il momento di fare il bilancio del cammino. Dovremmo avere quella sana inquietudine che mette in cammino Maria di Magdala alle prime ore del giorno, quando c’è quello spazio indefinito tra il buio della notte e la luce del giorno nuovo. È in questo momento di già e non ancora che è più difficile fare la scelta che cambia la vita: rotolare le pietre che chiudono il cuore. Nel tempo quaresimale avremmo dovuto imparare a riconoscere tutte le pietre che hanno tappato il cuore trasformandolo in un luogo di morte, in un sepolcro. Quelle grosse pietre che abbiamo messo noi o che la vita ha rotolato su di noi. Pietre così grandi da non far passare più niente: né amore, né speranza, né vita. Un cuore sigillato, gettato nell’ombra. Ed è così, forse, anche il cuore della Maddalena, sopraffatto dal macigno enorme del dolore per la morte di Gesù. Ma arrivata a quel sepolcro vede che la pietra era stata tolta. È solo la prima di tante pietre che Gesù, ogni giorno, rotola via dal cuore di chi crede in lui.

Perciò, una cosa che possiamo chiederci oggi è: riconosco quali sono le pietre che sigillano il mio cuore? Permetto al Risorto di rotolarle via da me, ridonandomi, così, la possibilità di rivedere la Luce?

Rispondere a queste domande potrebbe farci paura.

Al vedere la pietra rotolata via, Maria di Magdala si fa prendere dallo sgomento, corre dai discepoli per avvisarli che hanno portato via il Signore e ora non si sa dove sia. Come fa la Maddalena ad essere sicura che il corpo di Gesù non sia all’interno del sepolcro se lei non c’è neanche entrata? Ecco. La paura ci blocca, ci fa saltare a conclusioni affrettate, non ci fa ragionare. Neanche per un attimo la mente della Maddalena è sfiorata dal pensiero che Gesù potrebbe essere risorto così come aveva detto. E, ahimè, tante volte anche la nostra vita non è neanche sfiorata dalla fede nel Signore Risorto. Che vita è senza la speranza che Cristo ci ha donato in questo giorno? È una corsa, una corsa disperata. Come quella della Maddalena verso Pietro e Giovanni, come quella degli stessi Pietro e Giovanni verso il sepolcro dopo la notizia. Una corsa che accomuna tanti uomini e donne nell’accaparrarsi sempre di più: una corsa al potere, al successo, al denaro, alla fama. Una corsa che ci fa perdere di vista le cose importanti come le parole degli amici. Neanche Giovanni e Pietro ricordano quanto Gesù aveva annunciato loro riguardo la sua morte e resurrezione.

Ma iniziano a correre, insieme. Giovanni, il più giovane dei due, arriverà per primo ma non entrerà nel sepolcro. Perché? Se corri per avere delle risposte, perché fermarti sull’uscio della soluzione? Giovanni è bloccato dalla stessa paura della Maddalena. La paura del vuoto. Quel sepolcro vuoto non ha senso eppure dà senso a tutto. È la stessa paura che abbiamo anche noi di entrare nei vuoti che non hanno senso e che incontriamo lungo la vita. Il vuoto di una perdita, di una malattia, di una delusione, di una felicità distrutta, di una scelta sbagliata, di un sogno infranto. Tanti vuoti ai quali non sempre riusciamo a dare una spiegazione e che quindi ci spaventano. Giovanni, che pur era stato l’unico a stare sotto la croce, ora non riesce ad entrare nella risurrezione. Quella di Giovanni è la fede di chi sa soffrire ma non riesce ancora a risorgere perché non riesce a portare quel vuoto dalla parte giusta: oltre la pietra rotolata.

Arriva Pietro, l’apostolo anziano, colui che diverse volte è stato rimproverato da Gesù e che porta ancora il peso del suo rinnegamento: forse pure per questo arriva tardi. Però lui entra. Lui fa in modo che quel vuoto non sia più disabitato, e pur nell’incredulità, capisce ciò che lì è successo. Gesù è davvero risorto! Ora tutto torna, pure quel vuoto e il vuoto dei tre giorni precedenti. Con Pietro, possiamo dire che risorgere significa lasciare che Gesù abiti i nostri vuoti affinché, rotolate tutte le pietre che ci portiamo dentro, possiamo rinascere a vita nuova. La fede di Pietro ci insegna che se affidiamo il nostro vuoto a Gesù, tutto riacquista un senso. E si risorge.

Cosa spinge, poi, Giovanni ad entrare? Cosa “vide e credette”?

D’altronde da dove lui era rimasto il sepolcro si intravedeva all’interno. Credo che vide il volto di Pietro e credette in quello in cui già credeva ma, forse, aveva bisogno di conferme. E queste conferme le trova anche grazie agli occhi umidi di Pietro. Credo che qui ci sia il nostro compito più grande: testimoniare il sepolcro vuoto. Noi siamo i cristiani del sepolcro vuoto, non solo del venerdì santo. Noi siamo coloro nei quali gli altri devono trovare conferme per la loro fede “giovane”, come quella di Giovanni. Siamo chiamati a testimoniare la gioia, la luce e la pace che provengono dal Risorto. Solo così troveremo e daremo un senso non solo ai vuoti che ci portiamo dentro, non solo al vuoto che ci circonda, ma a tutta la nostra vita. Che può sempre essere nuova.

Auguri di una santa Pasqua a tutti!

Buon cammino, insieme al Risorto.

 

Posted by:don Ivan Licinio

Classe 1983, sacerdote della Prelatura territoriale di Pompei dal 2011. Attualmente Vice Rettore del Pontificio Santuario della Beata Maria Vergine del Santo Rosario e Incaricato del Servizio per la Pastorale Giovanile. Autore di diverse pubblicazioni, il mio ultimo libro è "Se anche la fede è tra le Stranger Things" - Una serie TV per ogni stagione della gioventù, edito da Effatà editrice.

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