II DOMENICA DI QUARESIMA /A

Continua il nostro cammino quaresimale e cambia anche il paesaggio. Domenica scorsa eravamo nel deserto, oggi ci ritroviamo su di un monte. Si tratta di un vero percorso ascensionale: dopo aver permesso allo Spirito di abitare la nostra solitudine e di scandagliare il nostro cuore, lì dove la nostra fragilità ci ha fatto cadere in basso, ora siamo portati in alto, sul monte. E una volta arrivati in alto cosa si vede? Si vede oltre.

Siamo chiamati a vedere oltre il nostro limite, a spingerci oltre quella paura che blocca le nostre decisioni più difficili. Ma siamo chiamati a vedere anche oltre i ristretti orizzonti dove abbiamo organizzato e sistemato tutto secondo i nostri rigidi schemi mentali, e guai se qualcosa non segue la nostra logica! Ma l’Amore segue forse una logica? Salire sul monte, vuol dire anche emergere dalle nuvole che ci impediscono di vedere davvero cosa c’è oltre il nostro skyline personalizzato.

Per vedere oltre, per vedere bene davvero, abbiamo bisogno della Luce. Una luce che raggiunge tutti quegli angoli bui della nostra anima che abbiamo ritrovato nel deserto, nella lotta con noi stessi e la nostra fragilità.
La luce della trasfigurazione, a differenza di quella del sole, si può vedere con gli occhi, ma solo se li abbiamo abituati a vedere al buio, dentro di noi. È allora che facciamo esperienza del calore della luce che il volto di Cristo emana, quando tutto riprende colore, tutto ritorna alla vita.

«Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Pietro, Giacomo e Giovanni sono entusiasti, vorrebbero che quest’esperienza di grazia non finisse mai perché è bello. Eh sì, è bello stare con Gesù quando si è avvolti dalla sua luce, quando si vede bene e tutto è chiaro. Ma Pietro, Giacomo e Giovanni saranno gli stessi che non riusciranno a vegliare con Gesù nell’orto del Getsemani, nell’ora più buia della vita terrena del Maestro. Il nostro essere discepoli passa per momenti di luce e per momenti bui. Dovremmo sempre far memoria dei primi per saper affrontare i secondi. La nostra fede è sempre un incontro fra il volto trasfigurato di Gesù e il volto dell’uomo sfigurato dalla sua fragilità.

Mi piace riportare una bellissima espressione di don Vito Piccinnona, già Assistente nazionale del Settore Giovani di Azione Cattolica: «Abbiamo bisogno tutti quanti di una caparra di Luce nella nostra quotidianità divorata da mille cose». Dobbiamo fare tesoro di questa caparra di Luce che oggi il Signore ci dona perché ad un certo punto dovremo scendere dal monte. Allora dopo essere stati in alto, dopo aver visto oltre, dovremmo essere capaci di ritrovare quella stessa luce nell’altro. Se la fede non si tramuta in esperienza concreta di servizio d’amore agli altri, allora resta soltanto un quadro da museo. Una tela ci può portare a dire: «bella!», ma un volto, invece, ci interroga, ci provoca, ci segna. Saper incontrare la luce di Cristo nel volto dell’altro è l’esperienza più bella di trasfigurazione che si possa fare!

Buon cammino, insieme.

Posted by:don Ivan Licinio

Classe 1983, sacerdote della Prelatura territoriale di Pompei dal 2011. Attualmente Vice Rettore del Pontificio Santuario della Beata Maria Vergine del Santo Rosario e Incaricato del Servizio per la Pastorale Giovanile. Autore di diverse pubblicazioni, il mio ultimo libro è "Se anche la fede è tra le Stranger Things" - Una serie TV per ogni stagione della gioventù, edito da Effatà editrice.

Una risposta a "In alto per vedere oltre, per incontrare l’altro."

  1. Grata di aver sperimentato sulla mia pelle, negli ultimi giorni, il buio, la tentazione e la trasfigurazione.
    D’impatto, mi sono scoraggiata a dover ripercorrere per l’ennesima volta il buio dell’anima, ma ciò mi ha permesso di vivere nel deserto con Gesù.
    Buona domenica! 😊

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