Il messaggio di Papa Francesco per la Quaresima 2017 presenta una serie di spunti interessanti. Nella sua consueta semplicità, che non è mai banalità, il Papa presenta una riflessione sulla parabola dell’uomo ricco e del povero Lazzaro (cfr Lc 16,19-31) incorniciandola in due concetti: l’altro è un dono e la Parola è un dono.
Nell’esperienza di estrema povertà di Lazzaro, Papa Francesco, ci invita a vedere, implicitamente, l’esperienza di tanti uomini, donne e bambini di oggi che risultano essere scarti del modello economico egemone o dei veri e propri rifiuti umani che nessuno vuole nel suo Paese, indifferentemente dal motivo che li ha spinti ad affrontare un viaggio non sempre con la certezza di arrivare alla meta. I fenomeni migratori e il terrorismo internazionale ha fatto risvegliare una paura per l’altro e per la diversità che non sempre viene affrontata nel migliore dei modi. Dai muri alle espulsioni, dalla strumentalizzazione politica alla speculazione sulla gestione dell’accoglienza, sembra che il mondo si stia trasformando nella porta di casa dell’uomo ricco dove il povero sta all’esterno come un “fastidioso ingombro”.
Ma non sono solo i migranti ad appartenere alla categoria degli ingombranti. Ci sono anche i malati, con i loro viaggi della speranza fra un ospedale e un altro. Ci sono i giovani costretti a fuggire dalle loro città o dal loro Paese in cerca di un diritto negato: il futuro. Lo sono gli anziani, abbandonati o tralasciati o dimenticati del tutto. Lo sono i carcerati di cui si ricorda sempre il reato ma molto meno che sono persone, che hanno sbagliato certo, ma pur sempre persone con la loro dignità e il loro desiderio di rinascita e riscatto. Ci sono le famiglie in difficoltà economica, relazionale, sociale o che hanno al loro interno un portatore di handicap o una persona gravemente malata. Tutti questi “ingombranti” oggi ci fanno paura perché intaccano il nostro quieto vivere, il nostro perbenismo, il nostro piccolo mondo perfetto che ruota solo intorno a noi. Non sappiamo dare risposte alle loro domande di giustizia e per questo li evitiamo, li mettiamo fuori dalla porta del cuore e della mente.
In questo clima il Papa ci invita a guardare i “Lazzaro” della storia come un dono.
La giusta relazione con le persone consiste nel riconoscerne con gratitudine il valore. Anche il povero alla porta del ricco non è un fastidioso ingombro, ma un appello a convertirsi e a cambiare vita. Il primo invito che ci fa questa parabola è quello di aprire la porta del nostro cuore all’altro, perché ogni persona è un dono, sia il nostro vicino sia il povero sconosciuto. La Quaresima è un tempo propizio per aprire la porta ad ogni bisognoso e riconoscere in lui o in lei il volto di Cristo. Ognuno di noi ne incontra sul proprio cammino. Ogni vita che ci viene incontro è un dono e merita accoglienza, rispetto, amore. La Parola di Dio ci aiuta ad aprire gli occhi per accogliere la vita e amarla, soprattutto quando è debole.
Se riuscissimo a sfruttare il tempo quaresimale per convertire il nostro cuore a questa logica dell’altro visto come dono, forse avremmo raggiunto un traguardo oggi quanto mai necessario ed indispensabile, se non vogliamo cadere in vecchi errori dell’umanità. Ma per fare questo dobbiamo educare la vista senza lasciarci accecare dalla logica egoistica che caratterizza il ricco della parabola. Un uomo, di cui il Vangelo a differenza di Lazzaro non riporta neanche il nome, tutto accartocciato su se stesso, sui propri bisogni, sull’amore per le proprie ricchezze «e per questo le persone che lo circondano non entrano nel suo sguardo. Il frutto dell’attaccamento al denaro è dunque una sorta di cecità: il ricco non vede il povero affamato, piagato e prostrato nella sua umiliazione». Fra le tante parole, fra le notizie fake e quello che ci vogliono far credere, la Parola può essere un metro valido di giudizio del nostro agire umano. Non aspettiamo che sia troppo tardi per aprire gli occhi sulle necessità del povero che sta alla nostra porta. Anche il ricco nell’aldilà, dove la giustizia divina ristabilisce equità, chiede di avere lo stesso trattamento che lui in vita ha negato al povero Lazzaro.
La parabola si protrae e così presenta un messaggio per tutti i cristiani. Infatti il ricco, che ha dei fratelli ancora in vita, chiede ad Abramo di mandare Lazzaro da loro per ammonirli; ma Abramo risponde: «Hanno Mosè e i profeti; ascoltino loro» (v. 29). E di fronte all’obiezione del ricco, aggiunge: «Se non ascoltano Mosè e i profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti» (v. 31). In questo modo emerge il vero problema del ricco: la radice dei suoi mali è il non prestare ascolto alla Parola di Dio; questo lo ha portato a non amare più Dio e quindi a disprezzare il prossimo. La Parola di Dio è una forza viva, capace di suscitare la conversione nel cuore degli uomini e di orientare nuovamente la persona a Dio. Chiudere il cuore al dono di Dio che parla ha come conseguenza il chiudere il cuore al dono del fratello.
Che questa Quaresima sia l’occasione per abbattere i muri che abbiamo costruito intorno ai nostri cuori per paura di essere invasi o per proteggere ciò che ci appartiene. Per quanto ad alcuni possa risultare difficile o semplicistico se non addirittura anacronistico, questo è il tempo per aprirsi al dono dell’altro, per aprirsi al dono della Parola, nella consapevolezza che, come ci ricorderà l’austero rito delle Ceneri, siamo polvere e polvere ritorneremo.
Buon cammino, insieme.