Al di là della faziosità del solito articolo di Repubblica, sul solito 8×1000 alla Chiesa Cattolica, sul solito rapporto tra Chiesa e soldi, la cosa che più mi offende, da cattolico più che da prete, è l’idea che chi firma per l’8×1000 sia il solito deficiente.
Andando oltre i dati della Corte dei Conti, il modo come è costruito l’articolo, oltre a far immaginare che tutti i soldi raccolti vengano rubati e accumulati in una sorta di piscina alla Paperon de’ Paperoni dove il Papa fa il bagno aureo, sembra sottintendere che basta un semplice spot per convincere le persone a firmare. Non passa minimamente per la testa al sig. Fontanarosa, autore dell’articolo, che se la gente decide di firmare, forse, è perché tocca con mano le opere frutto delle loro donazioni. Tutti ebeti che si lasciano abbindolare? Caro signor Fontanarosa con tutto il rispetto, credo che abbia privato i suoi lettori della controparte, in modo da dargli tutti gli strumenti per poter eleborare una loro opinione. Perchè, ad esempio, non ha menzionato le opere finanziate con l’8×1000 elencate minuziosamente nel sito http://www.8xmille.it?
Dire, poi, che queste risorse potrebbero essere utilizzate per la ricostruzione delle scuole nei paesi terremotati è davvero poco professionale, oltre che offensivo. Bisogna ricordare che la CEI ha subito stanziato, proprio dai fondi dell’8×1000, un milione di euro per fare fronte all’emergenza terremoto; senza parlare di quello che ogni Diocesi colpita ha potuto donare, sempre attingendo dai fondi stanziati precedentemente.
Il fatto resta sempre uno: fare il bene costa, ma la cattiveria è gratuita.
