Testo della meditazione al “Buongiorno a Maria” di ottobre
Carissimi amici,
nel nostro cammino del Buongiorno a Maria, incontriamo oggi il Cireneo. La figura di Simone di Cirene ha sempre affascinato i cristiani ed è entrata con forza e profonda ammirazione nella pietà popolare, soprattutto attraverso la pia pratica della Via Crucis, dove gli viene riservata la quinta stazione. Anche l’appellativo cireneo è entrato nel linguaggio comune per indicare la capacità e il coraggio di farsi carico della croce e delle sofferenze altrui. In alcuni tratti, Simone di Cirene condivide la stessa grazia di Maria di Nazareth: come la Vergine ha portato in braccio, ha sostenuto Gesù nella sua nascita, così il Cireneo sostiene Gesù sotto il peso della croce nell’ora della sua morte. È un mistero profondo d’amore quello di un Dio che, ancora una volta, ha bisogno dell’uomo. L’esperienza di Simone di Cirene ci dice che Dio chiede di portare la sua croce, lo chiede a noi uomini che tante volte ci lamentiamo delle nostre croci. Ce lo chiede attraverso situazioni e occasioni improvvise. Simone era passato di là per caso; non pensava che quel giorno per lui sarebbe stato straordinario. La croce diventa, tante volte, un’occasione per incontrare Gesù che attraversa all’improvviso le strade della nostra vita, chiedendo il nostro aiuto e chiamandoci all’impegno di sostenere la croce.
Ma il Cireneo ci insegna anche un’altra cosa: le croci non si scelgono, né Dio si diverte a mandarcele. Simone, certamente non voleva portare la croce. È stato quindi costretto. Egli camminava accanto al Cristo sotto lo stesso peso. Gli prestava le sue spalle quando le spalle del condannato sembravano troppo deboli. Gli era vicino: più vicino di Maria, più vicino dell’apostolo Giovanni, il quale, anche se uomo, non è stato chiamato per aiutarlo. Hanno chiamato lui, Simone di Cirene, uno qualunque insomma. Chi ha voluto che accadesse ciò? Perché proprio lui e non un altro? A volte ci piombano addosso delle situazioni difficili da superare, eventi aggrovigliati che complicano la nostra vita senza che li comprendiamo, ma soprattutto situazioni e croci che non abbiamo cercato. Eppure ci mettono alla prova, chiedono di essere portate e vissute con la logica dell’amore, quella stessa “folle” logica dell’amore che muove Dio ad offrire la vita per l’umanità e per tutti noi peccatori. La croce, è vero, non si sceglie ma Simone la porta con tutta la forza che ha. Il gesto del cireneo, allora, si trasforma idealmente in un simbolo di misericordia che raccoglie tutti gli atti di solidarietà per i sofferenti, gli oppressi e gli affaticati. Simone di Cirene, potremmo dire, è il protettore di quella immensa schiera di persone generose che non passano dall’altra parte della strada, ma si chinano sui miseri caricandoli su di sé per sostenerli. E come non pensare ai tanti uomini e donne volontari dell’Unitalsi che, oggi, insieme a tanti amici ammalati e diversamente abili, affolleranno questa Basilica in occasione del loro XIV pellegrinaggio nazionale a Pompei. Nel cuore e sulle spalle di ogni Cireneo, curve sotto il peso della croce, risuonano le parole di San Paolo: «Portate i pesi gli uni degli altri perché così adempirete la legge di Cristo» (Gal 6,2). La croce diventa un ostacolo solo per chi non ha il coraggio di staccarsi da se stesso per consegnarsi nella fede all’abbraccio di Dio. La croce rimane un muto simbolo di dolore per chi non è disposto a vivere la solidarietà con Cristo e con i fratelli, per chi non vede nel dolore degli altri una pro-vocazione alla solidarietà e alla vicinanza fraterna. Occorre allora il coraggio di Simone: anche se in obbedienza ad un comando, egli porta sulle spalle la croce di questo sconosciuto fratello, Gesù.
Signore facci tuoi cirenei, affinché non passiamo accanto a nessuno con il volto indifferente, con il cuore chiuso, con il passo affrettato. Donaci occhi capaci di accorgerci di quelli che soffrono senza mostrarlo, di quelli che si sentono isolati senza volerlo.
Signore facci tuoi cirenei, affinché la nostra persona ispiri fiducia a chi soffre e si lamenta, a chi cerca la luce nel buio dell’animo, a chi vorrebbe ricominciare e non sa come, a chi vorrebbe confidarsi e non se ne sente capace.
Signore facci tuoi cirenei, liberaci dall’egoismo affinché ti possiamo servire, ti possiamo amare e ti possiamo incontrare in ogni fratello che tu ci fai incontrare. Amen.