Testo della meditazione tenuta al Buongiorno a Maria di ottobre
Carissimi amici del Buongiorno a Maria, questa mattina desidero soffermarmi con voi, e con quanti ci seguono grazie a TV2000, sul versetto iniziale del brano della lettera agli Efesini che abbiamo appena ascoltato. «Io piego le ginocchia davanti al Padre» (Ef 3,14). Ci sono tanti pellegrini che, entrando in Santuario, percorrono la navata centrale camminando in ginocchio fino all’altare della Madonna. E i gradini di questa balaustra sono testimoni delle innumerevoli preghiere che vengono affidate a Gesù Eucarestia e alla Vergine Maria. Stare in ginocchio è un gesto di adorazione, ci si abbandona completamente a Dio poiché riconosciamo che noi siamo nulla e che Lui solo è grande, infinitamente grande: così facendo assumiamo un atteggiamento opposto al nostro orgoglio perché mettersi in ginocchio vuol dire guardare negli occhi i piccoli, i poveri e tutti quelli che troppo spesso vengono guardati dall’alto in basso. Ma, diceva don Oreste Benzi, che «per stare in piedi davanti al mondo bisogna saper stare in ginocchio davanti a Dio». Se tante volte è la vita a metterci in ginocchio, con la preghiera invece, possiamo guardare la vita (e il prossimo) dal basso verso l’alto, verso l’Altissimo Onnipotente bon Signore, direbbe San Francesco d’Assisi di cui oggi facciamo memoria.
Ma allo stesso tempo l’esperienza di Maria di Nazareth ci insegna qualcosa di straordinario! Anche l’Altissimo si è fatto bassissimo! Dio Padre, nel suo Figlio Gesù, si inginocchia verso l’uomo, si abbassa per guardare negli occhi l’umanità ferita dal peccato. Dio desidera incontrare la nostra bassezza. Si tratta proprio del gesto amorevole di un padre che si china verso il suo piccolo per ascoltarlo, per aiutarlo, per asciugargli le lacrime o fargli una carezza. Allora significa che la nostra bassa statura morale non è un ostacolo per incontrare Dio e non importa quanto siamo caduti in basso perché Egli ci saprà sempre raggiungere con la sua misericordia e ricondurci verso l’alto. Ne è testimone il Beato Bartolo Longo, che oggi ammiriamo nel presbiterio in vista della sua festa liturgica di domani. Lui che diventando un satanista aveva toccato il fondo, da quel fondo ha trovato il modo di raggiungere il cielo. «Propaga il Rosario e troverai salvezza». Perché la preghiera del Rosario è conformazione al cuore misericordioso di Cristo. Essa ci immette in modo naturale nella vita di Cristo e ci fa come “respirare” i suoi sentimenti. Dice in proposito il beato Bartolo Longo: «Come due amici, praticando frequentemente insieme, sogliono conformarsi anche nei costumi, così noi, conversando familiarmente con Gesù e la Vergine, nel meditare i Misteri del Rosario, e formando insieme una medesima vita con la Comunione, possiamo divenire, per quanto ne sia capace la nostra bassezza, simili ad essi, ed apprendere da questi sommi esemplari il vivere umile, povero, nascosto, paziente e perfetto».
In conclusione, dopo tutto questo parlare di alti e bassi, di ginocchia, è sempre bello pensare, guardando l’icona della Vergine del Santo Rosario di Pompei, che quel ginocchio vuoto di Maria attenda ciascuno di noi per poter guardare negli occhi Gesù e lasciarsi guardare da Lui nel nostro cuore.
Posted by:don Ivan Licinio

Classe 1983, sacerdote della Prelatura territoriale di Pompei dal 2011. Attualmente Vice Rettore del Pontificio Santuario della Beata Maria Vergine del Santo Rosario e Incaricato del Servizio per la Pastorale Giovanile. Autore di diverse pubblicazioni, il mio ultimo libro è "Se anche la fede è tra le Stranger Things" - Una serie TV per ogni stagione della gioventù, edito da Effatà editrice.

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