Tempo di Quaresima.
Ci siamo arrivati subito, ad uno schiocco da Natale! Non fai in tempo a riprendere l’ordinarietà che ritorni nello straordinario. È proprio questo il punto: rendere straordinario l’ordinario!
Più che su Quaresima, mi fermo a pensare sulla parolina che la precede: Tempo.
Ci manca. Quale nostalgia abbiamo di lui. Lui c’è sempre, eppure ci manca, non è mai abbastanza… Siamo i padroni del nostro tempo, eppure non c’è nulla di più sfuggevole del tempo stesso, e noi, in una continua rincorsa, impieghiamo il nostro tempo a caccia del tempo stesso; paradosso di una società liquida.
Ma quanto tempo dedichiamo a noi stessi? Non a quello che gli altri vedono di noi, non alla forma, all’aspetto, al ruolo. Quanto tempo dedichiamo a guardarci dentro, “nel segreto del nostro cuore”? Quanto tempo impieghiamo per conoscerci, per amarci e stimarci per quello che siamo realmente? “Poi vediamo…” espressione drammatica di chi, con la convinzione di essere eterno, rimanda decisioni importanti, gesti necessari, cambiamenti radicali di rotta, scelte autentiche.
Che questi 40 giorni siano per ognuno di noi IL tempo e non UN tempo. Il tempo per riconciliarsi prima con se stessi e poi con Dio e con gli altri; il tempo per accorgersi della bellezza della vita e della sua unicità (“ricordati che polvere eri e polvere diventerai”); il tempo per capire che oggi sono chiamato a rispondere al progetto di Dio; il tempo per ricordare quello che eravamo, raffrontarlo con quello che siamo per poter essere migliori domani. 40 giorni tutti per noi, per ricalibrare il nostro sguardo, i nostri progetti, la nostra vita. 40 giorni per piantare un seme, lasciarlo morire per vederne i frutti al tempo opportuno. 40 giorni per fermarsi, guardarsi dentro (“nel segreto della propria stanza”) e incrociare lo sguardo di Dio nella preghiera. 40 giorni per farsi compagnia, per affrontare quello che non ci piace di noi stessi, per allontanare il male dal nostro cuore e dalla nostra vita. 40 giorni per attraversare i deserti delle nostre povertà e delle nostre sicurezze per approdare al giardino della risurrezione, alla novità della vita eterna, senza tempo.
40 giorni per trasformare l’ordinario in straordinario. Per capire che tutta la nostra vita è straordinaria proprio a partire dalle piccole cose. Non te ne accorgi? Fermati. Forse non ne hai avuto il tempo.
SERA
di Fausto Corsetti
C’è un tempo unico, speciale, diverso nel quale più facilmente tornano alla mente pensieri, volti, memorie, nomi e vissuti, che altrimenti restano sopiti nel lento scorrere del tempo e delle stagioni…
Alla sera, nella vivacità di un mondo dinamico e non facilmente controllabile nelle altre ore del giorno, in perfetta solitudine, abbiamo l’ occasione, la fortuna di ritrovare noi stessi. Ritrovarsi, riscoprirsi lasciandosi precipitare nel vuoto, nel silenzio.
Lo sguardo si muove sicuro su percorsi familiari. Cade, per caso, su un tavolinetto sistemato in un angolo, accanto alla finestra. E’ letteralmente ricoperto di fotografie, di tempi passati e recenti, alcune racchiuse in raffinate cornici d’argento, altre semplicemente appoggiate . La mente rimesta tra i ricordi, quasi annaspando a caso dentro a un vecchio baule, mentre tornano vivi, vicini, presenti nomi precisi, familiari, impressi a chiare lettere su un mondo di cose che tornano a vivere e appaiono quelle di sempre.
Le foto appartengono alla identità, alla storia di una persona; cementano la sua quotidianità, la orientano verso il futuro, infondendo equilibrio, e quella misteriosa preziosa sicurezza, che appartiene a coloro che amano il proprio passato, fatto di piccole e grandi vicende, che hanno aiutato a crescere, a cambiare, insomma a diventare quello che ora siamo.
Il cuore e la mente si affollano di incontri e di ricordi diventati remoti, ma improvvisamente resi presenti da oggetti, sapori, colori che sembrano, in verità, non essersi mai allontanati.
Tutto torna lucidamente presente, come se la linea di confine del più remoto passato fosse custodita solo dallo spazio di una notte. Tutto vicino, come fosse accaduto ieri.
Sembra di sognare. Pare di stare in un mondo altro, che viene dal passato, da molto lontano, ma che diventa capace di ridare vita, presenza, verità a cose, a situazioni che sappiamo non possono tornare.
La poltrona: barca in un mare di emozioni.
Sensazioni paragonabili a un momento di bonaccia, quando la distesa liquida è calma, le vele sono raccolte, il dondolio invita al torpore. Prendersi cura di se stessi e lasciare da parte l’agire per concentrarsi sulle proprie sensazioni, far sì che esse possano nascere da desideri nuovi che possano rigenerare la persona attraverso piccole cose dimenticate. Così la barca diventa una culla, le onde sono le braccia materne che inducono al riposo, si può riscoprire il piacere del sole caldo sulla pelle, imparare a vivere momenti di pausa che non sono di inezia e di noia, ma di intenso rapporto con se stessi.
E’ un tempo magico quello che concediamo a noi stessi. Una stanza inviolabile. Un diario segreto. Uno spazio incredibile, da dove riemerge, come da una fonte profonda, una energia indicibile, capace di rimettere in piedi una giornata che appariva ormai conclusa. Non è tempo rubato, ma un tempo dedicato, riservato, esclusivo, indispensabile. Garanzia di verità.
Nelle profondità del pensiero, nulla si improvvisa: tantomeno le cose che contano. I dettagli vanno notati e ascoltati. Lì, in quelle profondità, nasce e si fa strada la voglia di ricominciare: lì ogni cosa trova il suo nome, ogni nome il suo volto, ogni volto il suo cuore, ogni cuore il suo cammino.
Servirà, tutto servirà per il nuovo giorno.
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