Lettera agli studenti per il nuovo anno scolastico 2015/2016

Cari amici,
anche quest’anno desidero esservi vicino all’inizio della scuola. So che in questi primi giorni, complice anche la nostalgia dell’estate, tira una strana aria nei corridoi. Pare sia il vostro sbuffare continuo che introduce frasi del tipo: «Uff! Già ha cominciato a spiegare! E due ore!»; oppure «Già ha assegnato e vuole pure quasi interrogare»; per non parlare dei commenti sui prof. che avete cambiato quest’anno…
E perciò, già da una settimana il suono della campanella è ritornato ad essere quello più agognato. Ebbene sì, non ci potete far nulla: è cominciata la scuola! Per alcuni di nuovo, per altri è tutto nuovo, mentre altri sono già stati taggati nella foto dell’#ultimoprimogiornodiscuola.

Si ricomincia! L’estate è finita ma nulla ci vieta di continuare a cantare quella canzone che fa: «Coraggio, lasciare tutto indietro e andare; partire per ricominciare». Proprio così. Partire per ricominciare. Prima di Cesare Cremonini, un altro Cesare, Pavese, già scriveva che «l’unica gioia al mondo è proprio cominciare. È bello vivere perché vivere è cominciare, ricominciare sempre, ad ogni istante». Perciò non abbiate paura di iniziare, non abbiate paura di vivere!
Non c’è cosa più triste di vedere giovani che vivacchiano, che sono fermi, ragazzi già “in pensione”, come dice Papa Francesco. E purtroppo ce ne sono tanti. Per questi la scuola è solo un deposito dove prendere la polvere; un binario dove attendere, annoiati, il solito treno in ritardo verso un futuro sempre più lontano. Voi, invece, non statevene fermi, camminate! La vera casa dell’uomo è la strada. La vita stessa è un viaggio da fare a piedi, senza pesare i passi che hai fatto ma le impronte che hai lasciato.

A questo mondo ora non servono lezioni imparate a memoria ma persone che sanno camminare sulle proprie gambe e con la propria testa, giovani capaci di leggere il mondo e capire ciò che è vero-bello-buono rispetto a ciò che non lo è. Tenetevi stretti quei prof. che creano sempre un collegamento tra «mondo» e «materia», abituati a trasformare ciò che insegnano in orientamenti per la vostra vita concreta. Per questo motivo la scuola non sia mai apatia, piuttosto il contrario: la scuola è pathos! La scuola è passione! Se non trovate insegnanti capaci di farvi innamorare della loro materia, o avete prof. che portano in classe l’umore e non l’amore, per favore, lamentatevi di questo nelle assemblee d’istituto. Chiedete di farvi appassionare a quello che vi spiegano, di trasmettervi lo stesso amore che, anni fa, li ha spinti ad intraprendere questo mestiere.
Ma anche voi, però, gratificateli con la vostra attenzione, con i vostri “perché?”, con la vostra meraviglia; fategli capire che un “grazie” detto da voi vale più di mille stipendi. Quando il prof. entra in classe non dimenticate mai che di fronte avete una persona con la sua storia, a volte anche complicata, ma che ha comunque deciso, nonostante i suoi limiti, i tagli e le riforme, di accettare ancora la sfida di credere in voi e nella cultura, quella vera, che educa alla vita con la vita.

Cari ragazzi, vi auguro che quest’anno appena cominciato sia un percorso non solo scolastico ma esistenziale, che vi porti a scoprire sempre meglio i vostri punti di forza e i vostri punti deboli, per imparare a mettere a frutto i primi e convivere con i secondi, magari migliorandoli a poco a poco.
È un po’ come quando fate il compito in classe. Avete due fogli: uno per la “brutta” e l’altro per la “bella”.
Che casino sulla brutta! Cominci con una frase; poi la cancelli perché non ti convince; poi magari la riscrivi perché adesso ci sta bene; un altro periodo lo sposti con frecce chilometriche in un nuovo punto segnalato da un asterisco. Insomma la brutta diventa una cartina di guerra! Ma la tragedia arriva quando sta per finire l’ora. Panico! Al prof. più comprensibile che vi dice: «se non ce la fai consegnami solo la brutta», molti di voi rispondono puntualmente: «No. Ancora un minuto. La brutta è disordinata, ci capisco solo io».

Anche lì fuori, di fronte al compito arduo della vita, troppe volte non ce la fate e vi fanno sentire come la brutta copia di quello che potreste essere. Avete un casino dentro! Vi tenete stretto quel foglio stropicciato con tutti i vostri errori, con le cancellature e le parti riscritte della vostra storia. Una storia disordinata che solo voi potete capire e che non consegnate a nessuno per paura di prendere un brutto voto agli occhi di chi vi vuole bene.

Eppure non esiste bella senza brutta.

Convincervi di essere sempre la brutta copia di voi stessi, vi fa dimenticare della bella persona che già siete. Capita troppo spesso che la bella la teniate chiusa nello stesso cassetto dei sogni. Lì dove non serve.

Allora apritevi! A scuola, oltre a libri e quaderni, aprite soprattutto il vostro cuore e il vostro orizzonte, liberate i sogni, scatenate la curiosità. Scrivete e riscrivete in continuazione la vostra storia senza mai pensare di essere meno bravi degli altri, né di essere migliori: impegnatevi piuttosto ogni giorno ad essere migliori di ieri. Non lasciatevi persuadere che non valete o che un numero su un registro valga più dei talenti che custodite dentro di voi. Diffidate dei soliti sciacalli che vi definiscono come il futuro, ma nel frattempo non fanno niente per il vostro presente. Dite a mamma e papà che non avete bisogno di oggetti ma di progetti. Scegliete gli amici non perché vi aiutino a copiare ma a capire. Insomma fate della scuola un tempo in cui trasformare la brutta in bella!

E in questo tempo, se mi permettete, lasciatevi aiutare anche da un Maestro speciale: Gesù. Lui sa leggere fra le righe del cuore e sopra le righe della vita. Va oltre le cancellature e non fa caso alla grafia con la quale abbiamo deciso di scrivere la nostra storia. A Lui interessa l’impegno che ci mettiamo per ricopiare i pezzi del nostro cuore dalla brutta in bella. E infine ci valuta per quello che possiamo essere e non per quello che oggi non siamo ancora.
Amici miei, allora, buon viaggio!
«Che sia un’andata o un ritorno; che sia una vita o solo un giorno; che sia per sempre o un secondo. E per quanta strada ancora c’è da fare, amerai il finale».

Dio vi benedica!
Auguri!

Posted by:don Ivan Licinio

Classe 1983, sacerdote della Prelatura territoriale di Pompei dal 2011. Attualmente Vice Rettore del Pontificio Santuario della Beata Maria Vergine del Santo Rosario e Incaricato del Servizio per la Pastorale Giovanile. Autore di diverse pubblicazioni, il mio ultimo libro è "Se anche la fede è tra le Stranger Things" - Una serie TV per ogni stagione della gioventù, edito da Effatà editrice.

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