V DOMENICA DI QUARESIMA

A volte Gesù è proprio complicato!
Tutto sommato Andrea e Filippo gli hanno fatto una domanda semplice: “Ci sono dei Greci che vogliono vederti, che dobbiamo dirgli?”.
Ma Lui comincia tutto un discorso che alle orecchie dei due poverini sarà sembrato una prosopopea!
«È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata…».
E quindi? Cosa dobbiamo dire a questi Greci?
Il punto è proprio questo: si tratta di Greci. Si tratta cioè di estranei, se volete turisti, di Gerusalemme. Questi hanno saputo di Gesù e desiderano vederlo. Ma la vera domanda è chi desiderano incontrare? Il Gesù personaggio pubblico, di cui hanno sentito i miracoli, i segni e i prodigi, o il Gesù il cui incontro cambia la vita, il Gesù che salva?
Faccio un passo indietro alla magnifica giornata che ieri Pompei ha vissuto nell’accogliere Papa Francesco in Santuario. Un’emozione grandissima ed una gioia immensa! Ma anche in questo caso, tanti “greci”, cioè tanti stranieri delle nostre Parrocchie o molti cristiani che sono turisti mordi e fuggi della fede, hanno chiesto di vedere il Papa. Perché? Per fargli una foto, per dire “io c’ero”, per toccarlo e vantarsene con gli amici? O per farsi realmente incontrare da lui, da quello che rappresenta, da ciò che dice, non solo a parole, ma con la sua vita?
Spesso osanniamo il Papa, con i suoi gesti e le sue parole, ma ancora più spesso pensiamo che questi gesti e queste parole siano per gli altri e non per noi, e non ci lasciamo nemmeno scalfire il cuore. 
Lo stesso vale per l’incontro dei Greci con Gesù. Ora è più chiara la sua risposta ad Andrea e Filippo. Se si vuole incontrare realmente Gesù bisogna essere come il seme, cioè disposti a morire per portare frutto. Altrimenti si resta soli, con se stessi, inutili, anche se abbiamo stretto la mano a Gesù, o ci siamo fatti un selfie con lui. Se non moriamo ogni giorno a noi stessi, non incontreremo mai Gesù e la sua promessa di vita eterna.
Morire ogni giorno a noi stessi significa mortificare l’orgoglio, mortificare l’essere autoreferenziale, mortificare la convinzione profonda di bastare a se stessi, mortificare l’arroganza e la presunzione di essere migliori degli altri.
Certo non è facile cambiare da un giorno all’altro, così come il seme non diventa subito radice, albero, fiore e frutto. Lo stesso Gesù è turbato e ci fa capire che questo è un cammino difficile, ma subito aggiunge che è l’unico cammino possibile per avere la vita vera.
C’è una cosa che Papa Francesco ha detto ieri a me e, ad uno ad uno, a tutti i miei confratelli presenti: “Perdonate! Perdonate sempre. Perdonate tutto a tutti!”.
Esercitare il perdono, molte volte, è la forma più alta di mortificazione dell’io, eppure è il modo più bello di incontrare Dio. Noi sappiamo cosa dobbiamo farci perdonare, così come conosciamo chi ha bisogno del nostro perdono. Pasqua è ormai imminente, non arriviamoci senza aver perdonato, senza aver sperimentato la misericordia di Dio. Rischieremmo di non capire davvero cosa significhi il sacrificio di Cristo sulla croce e soprattutto rischieremmo di presentarci a Dio come rami secchi, incapaci di portare frutti di amore.
In ognuno di noi è racchiusa la potenza nascosta del seme, è racchiusa la bellezza. Lasciatela sbocciare e non temete quanto questo sia doloroso, quanto perderete. Il seme alla fine perde tutto, non esiste più, ma al suo posto ha lasciato un albero capace di fare ombra, di saziare, di ospitare gli uccelli del cielo e i romantici che incideranno il loro amore in quello che una volta era solo un granellino sotto terra. Ora ha visto il Cielo.
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Posted by:don Ivan Licinio

Classe 1983, sacerdote della Prelatura territoriale di Pompei dal 2011. Attualmente Vice Rettore del Pontificio Santuario della Beata Maria Vergine del Santo Rosario e Incaricato del Servizio per la Pastorale Giovanile. Autore di diverse pubblicazioni, il mio ultimo libro è "Se anche la fede è tra le Stranger Things" - Una serie TV per ogni stagione della gioventù, edito da Effatà editrice.

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