III Domenica di Quaresima

Questa violenza di Gesù un po’ ci meraviglia..
Se la prende con chi in fondo semplicemente stava facendo il suo lavoro. Sia i venditori di animali sia i cambiavalute, non facevano altro che rendere un servizio ai pellegrini che giungevano da tutta Israele a Gerusalemme per offrire sacrifici a Dio. Portarsi da casa l’animale da sacrificare sarebbe stato troppo faticoso, mentre offrire al tesoro del Tempio monete con l’effige dell’Imperatore era considerato un sacrilegio.
Perché dunque Gesù si scatena contro queste persone, la cui presenza è ritenuta, tutto sommato, indispensabile?

Anche Gesù perde la pazienza?
No. Il problema è un altro e va oltre quello che era la normalità nei pressi del Tempio. “Non fate della casa del Padre mio un mercato!”. In gioco c’è quello che sta più a cuore a Gesù: il rapporto con Dio. questa relazione che costituisce l’asse portante della vita del cristiano rischia di essere deturpata da una terribile tentazione: pensare che in fondo anche Dio sia in vendita e che basta qualche ricca offerta per ammansirlo e tirarlo dalla propria parte.

Dio non è in vendita! Il suo Amore non è il risultato di una transazione economica e il suo rapporto con noi non dipende dallo spread tra devozione e offerte. Chi si illude di poter “comprare” Dio si sbaglia completamente e si nega la possibilità di conoscerlo davvero.
Purtroppo molto spesso le nostre comunità cristiane, le nostre Parrocchie diventano come il Tempio di Gerusalemme: sono deimessifici, dei dispenser di certificati, dei supermarket del sacro, dove si entra, si sceglie quello che serve, lo si prende (magari pagando) e poi via. Consumiamo ma non ci lasciamo consumare dall’amore di Dio. È il caso dei sacramenti: prendete ad esempio la Confermazione.

– Padre devo fare la Cresima.
– Bene! Cosa ti spinge a fare questa scelta di maturità nella fede?
– Devo fare il padrino a mio nipote.

– Ah.

– Quanto tempo ci vuole?

– La formazione dura più o meno 6 mesi, con un incontro settimanale.

– Troppo tempo! Il Battesimo è tra un mese. Non si può fare una cosa veloce?
Di questi dialoghi potrei riportarne a centinaia. Ditemi voi se questo non è mercanteggiare. Si riduce un Sacramento, segno dell’amore di Dio, ad un oggetto che si può acquistare. Così pure con la Celebrazione della Messa quando l’offerta che viene lasciata per le esigenze della Comunità viene scambiata per l’acquisto della celebrazione stessa, tanto da arrivare a chiedere al prete: “Quant’è?” o “Questa sera c’è la mia Messa?”.. la mia???

Col pretesto di pagare si riduce il prete ad uno stregone che compie i riti desiderati alle condizioni poste dal committente.

Col pretesto di pagare si ignora tutto ciò che suona scomodo e si sceglie il pacchetto più congeniale.

Col pretesto di pagare ci si illude di poter mettere le mani su Dio.

In questo abbiamo tanta parte di colpa anche noi preti, con i tariffari, le “offerte a piacere a partire da” e il desidero di consenso spinto dalla stupida logica che gli altri confratelli siano troppo rigidi.

La collera di Gesù oggi ci raggiunge tutti, preti e fedeli, ed esige che rispettiamo Dio: per lui, per la sua bontà, ma anche per gli altri e per noi stessi. La sua collera dovrebbe diventare la nostra collera quando l’odore del denaro diventa una puzza insostenibile, soprattutto se proviene dalle attività svolte all’ombra del sacro, sotto la copertura del tempio, col pretesto del culto.

Cristo ci ha acquistato con la sua morte e resurrezione, ha pagato per tutti noi. Nessuna somma ci permetterà mai di acquistare l’amore di Dio, sia perché è impossibile quantificarlo sia perché è sempre squisitamente gratuito.

Posted by:don Ivan Licinio

Classe 1983, sacerdote della Prelatura territoriale di Pompei dal 2011. Attualmente Vice Rettore del Pontificio Santuario della Beata Maria Vergine del Santo Rosario e Incaricato del Servizio per la Pastorale Giovanile. Autore di diverse pubblicazioni, il mio ultimo libro è "Se anche la fede è tra le Stranger Things" - Una serie TV per ogni stagione della gioventù, edito da Effatà editrice.

Una risposta a "Scusi padre, quant’è?"

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