1. Innanzitutto bisogna usare i social e non essere usati dai social.

2. Seconda stella (a destra) da fissare, è che i social non sono pulpiti né cattedre teologiche. In risposta alla sete di Dio che si incontra nel mondo digitale, bisogna utilizzare un linguaggio accessibile e che possa essere quanto più comprensibile ed immediato. In questo Papa Francesco sta facendo davvero scuola. I registri dei social sono velocissimi e, se vuoi che il tuo messaggio passi, devi scegliere con cura le parole e soprattutto devi essere breve: con Twitter hai solo 140 caratteri.

3. Un’altra cosa che bisogna capire è che i social non sono sette ma piazze.Nella piazza incontri persone che hanno storie, idee e cammini diversi, e che chiedono un confronto;bisogna perciò usare tolleranza e abbandonare il pregiudizio concedendo fiducia anche a quelle persone che sembrano più lontane, a volte anche più scandalose per quello che scrivono o per le foto che pubblicano, perché Gesù ama e cerca anche loro. Inoltre nella piazza devi mettere in conto anche il rischio di essere rifiutato, perché sui social tutti possono dire la loro, a differenza di quando fai la predica.
4. L’ultima stella, da non perdere mai di vista, ci ricorda che quello dei social, per quanto affascinante, resta comunque un mondo virtuale, un mezzo e mai un fine. Un social non deve riempire un vuoto. Altrimenti si fa danno a se stessi e agli altri. Distinguiamo tra una solitudine cercata, una solitudine fisica e una solitudine patologica, quando una persona ha paura di guardarsi dentro, paura che nessuno pensi a lei. In presenza di questa patologia un social può diventare devastante, perché offre l’illusione di stare con molte persone, mentre in verità non si sta con nessuno.
Resta il fatto che le maggiori soddisfazioni non vengono dal numero dei follower o da quello dei mi piace, ma sempre e soltanto dall’incontro personale con la mia storia e con quella di chi mi sta accanto e che ha deciso, in un modo o in un altro, di condividerla con me. Per questo sono convinto che Gesù oggi sarebbe stato un ottimo twittero e che avrebbe usato i social come uno di noi, anzi di più! Già me lo vedo a fare un selfie con il mio cuore.
Una risposta a "Rete, reti e preti"