Condivido appieno la denuncia del Papa per quanto riguarda i “tariffari” dei Sacramenti. Si tratta di una prassi acclarata e, in alcuni casi, ormai ordinaria ma che resta pur sempre deplorevole perché “la redenzione di Gesù è sempre gratuita”.

Tuttavia mi permetto di aggiungere che se la redenzione è gratuita, non lo sono le spese di gestione di una Parrocchia. A differenza di quanto si possa pensare e sfatando alcuni luoghi comuni, anche le comunità religiose pagano telefono, acqua, gas e luce. Custodire e curare tanto gli ambienti liturgici quanto quelli pastorali ha un suo costo.
Vogliamo essere sempre più una Chiesa aperta e accogliente, come suggerisce il Papa, ma ci riesce difficile se non abbiamo i mezzi per far trovare un ambiente pulito, decoroso e degno di essere chiamato casa di Dio. Anche evangelizzare o preparare i fedeli a ricevere i Sacramenti, attraverso tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione, ha un suo costo. Anche in questo caso ci premuriamo, ad esempio, di far trovare ai piccoli del catechismo, dell’ACR o degli Scout delle sale pulite, ordinate, con sedie, tavoli, poster, tv, video e tutti gli strumenti utili oggi alla catechesi.

Quello che voglio dire è che trovo giusto condannare la pratica dei “tariffari”, ma allo stesso tempo dovremmo educare i fedeli ad essere corresponsabili della Casa di Dio. Personalmente né io, né la mia Parrocchia celebriamo i Sacramenti dietro offerta obbligatoria, ma quanto è sconfortante vedere che si spendono migliaia di euro in fiori, fotografie, abiti e cerimonie e poi si trascurano le esigenze della Comunità e, peggio ancora, quelle dei poveri che abitano in quel territorio parrocchiale e che purtroppo sono sempre più numerosi.
Quante volte ho trovato le rondelle o le vecchie 500 lire nel cestino della Messa.

Noi preti, allora, dovremmo impegnarci di più a far capire che senza Chiesa non esistono Sacramenti; che non basta solo un sacerdote per la loro celebrazione ma serve una Comunità che accoglie e si impegna ad educare alla fede. La Chiesa è una grande famiglia e come per ogni famiglia anche per la Chiesa raggiungere i suoi i obiettivi, far felici i figli, mantenere la sua dignità e assicurarsi un luogo sicuro, bello ed ospitale, significa affrontare una serie di spese.

So che l’argomento è spinoso perché da secoli Chiesa e soldi sono un binomio complicato e non sempre trasparente, ma quello che ho scritto è frutto di un’esperienza reale di una piccola Comunità che nonostante tutto, s’impegna quotidianamente a mostrare il volto bello di quel Gesù che gratuitamente si è donato per ciascuno di noi.

(P.S.: Il tariffario della foto è solo una divertente bufala mediatica)

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Posted by:don Ivan Licinio

Classe 1983, sacerdote della Prelatura territoriale di Pompei dal 2011. Attualmente Vice Rettore del Pontificio Santuario della Beata Maria Vergine del Santo Rosario e Incaricato del Servizio per la Pastorale Giovanile. Autore di diverse pubblicazioni, il mio ultimo libro è "Se anche la fede è tra le Stranger Things" - Una serie TV per ogni stagione della gioventù, edito da Effatà editrice.

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