Cari ragazzi,
anche quest’anno sono accanto a voi nel momento in cui, con la ripresa delle lezioni scolastiche, la vostra mente e le vostre giornate tornano a riempirsi di impegni, di persone, di pensieri, di desideri. Alcuni nuovi, sorprendenti e impensati, altri forse da tanto tempo presenti dentro di voi, con il loro carico di timori e speranze.
Avete iniziato il countdown appena rientrati dalle vacanze e, come dei condannati, state cercando di godervi appieno le ultime ore di libertà moltiplicando le uscite, gli incontri con gli amici, le serate insieme, perché “poi una volta iniziata la scuola…”. A volte, addirittura, completate il nome della vostra scuola con la parola “carcere” quando dovete aggiungere la posizione ai post di Facebook.
È vero.
L’aula diventa una cella quando non c’è il gruppo classe ma una guerra tra bande.
L’aula diventa una cella quando il prof. si comporta come il secondino che deve sopportarvi solo per avere lo stipendio a fine mese.
L’aula diventa una cella quando si aspetta con ansia l’intervallo, l’ora d’aria.
L’aula diventa una cella quando è un numero a valere più del nome.
E allora evadete!
La scuola se non vi insegna ad essere liberi è davvero un carcere. Voi avete il dovere (e il diritto) di evadere. Dovete essere liberi di pensare, di interagire, di conoscere, di capire, di dare sfogo alla fantasia e alla creatività, di trasformare i vostri sogni in progetti. La scuola deve darvi gli strumenti per imparare ad imparare.
Ma questo dipende anche da voi.
Quando caricherete i vostri zaini di libri, quaderni e borselli aggiungete, per favore, anche queste tre cose: realtà, onestà e bellezza.
Fatevi dimostrare dai prof. che vale la pena di stare ad ascoltarli per un anno intero. Lo dimostrino, soprattutto con le loro vite, con un pensiero aperto, “incompiuto”, che cerca un “di più”. Se incontrate un prof. così lasciatevi contagiare. Fatevi dire che Dante e i suoi gironi, che Carlo Magno e il suo impero, che i sistemi e le disequazioni irrazionali, le particelle e le tavole periodiche, che Mozart e Kant, che tutto questo c’entra con la vita di tutti i giorni, che vi aiuterà a capire meglio la realtà e voi stessi, che insomma ne vale la pena di stare a scuola.
Per fare ciò vi occorre l’onestà di chi desidera vincere senza barare. Nella vita non troverete sempre il compagno di banco disposto a farvi copiare. Non abbiate paura dei vostri limiti, delle vostre lacune. Un registro non ha coraggio. Lasciatevi sfidare! È sempre più bella una sconfitta pulita che una vittoria sporca. Dite a mamma e papà di non pretendere da subito risultati eccellenti, perché, a differenza loro, voi ora non siete chiamati a fare della vostra vita una corsa. È vero che chi si ferma è perduto, ma si perde tutto chi non si ferma mai. Non dovete correre ma stare, stare ad imparare. E questo, nonostante la campanella, è un tempo senza orologio. Perciò non cercate scorciatoie per arrivare primi, per dimostrare ciò che non siete. Fatevi valere perché ragionate con la vostra testa, perché pensate, perché non avete paura di chiedere “perché?”.
E poi lasciatevi educare dalla bellezza. Portatela sempre con voi. Non vi ci abituate mai! Di fronte ad un quadro, ad una scultura, ad un’architettura non lasciatevi impressionare dalla mole di pagine da imparare per l’interrogazione. Lasciatevi, invece, coinvolgere dalla bellezza, studiate prima con il cuore poi con la mente e imparerete le più utili lezioni per la vostra vita. Coltivate la bellezza pretendendo e mantenendo una scuola accogliente, pulita, giusta. Custodite la bellezza impegnandovi a preservarla da chi la ritiene un parcheggio. Diffondete la bellezza arrivando in classe con un sogno e un sorriso piuttosto che con un vocabolario e l’ansia. Non sottovalutate gli sforzi di Dirigenti ed insegnanti nel consegnarvi una scuola bella nonostante i tagli, la crisi e l’incertezza del momento. Fatevi insegnare quant’è bello il nostro Paese e come potrà essere ancora più bello se vi aiutano a trasformare i sogni in progetti. Sarà la bellezza a salvarci.
Amici miei, uscite dalle celle! Entrate a scuola! Se proprio volete essere dei carcerati, allora fatevi tatuare indelebilmente i vostri talenti e mostrateli a chi ha il dovere di accrescerli. Commutate gli anni di “pena” che ancora dovete scontare in occasione irripetibile di crescita, di amicizia, di gioia e di speranza. E ricordate che l’unico giudice in grado di assolvervi siete voi stessi.
Infine, se vi va, lasciate un po’ di spazio a Gesù. Anche Lui ha passato la vita ad insegnare, ha avuto una classe di dodici discoli, ma lo trovavi anche seduto all’ultimo banco accanto a chi aveva più bisogno. Fatevi suggerire da Lui e non ve ne pentirete!
Auguri e buona scuola!