L’altra sera, come ogni anno, mi sono recato in Basilica in occasione della processione del Corpus Domini per le strade della città.
Ad ognuno dei presenti è stata data una candela e in modo ordinato abbiamo avviato la processione, facendo da corona all’ostensorio con Gesù eucarestia portato dal Vescovo.
Fin qui tutto normale e di per sé anche quello che scriverò dopo è nella normalità.
Ma non è forse nella normalità delle cose che scopriamo la straordinarietà della vita?
Anche io da bravo fedele, allora, ho preso la mia candela e ho iniziato in preghiera la processione, ma, come è normale che sia, ad un certo punto la candela ha cominciato a gocciolarmi sulla mano. Mi son detto: “Ecco ci risiamo.. sono anni ormai che le mie mani sono abituate alla cera delle candele..”
Ma proprio mentre cercavo di togliere quella patina biancastra dalle dita, ho pensato che alla fine è semplice ripulirsi dalla cera, magari tutto si risolvesse in questo modo!
Certe esperienze, anche quelle più difficili, alla fine sono proprio come la cera sulla mano.
All’inizio ti brucia; pensi al male, al dolore e al danno che ti lascerà. Poi cominci a reagire desiderando che tutto diventi come prima e fai il possibile per eliminare ciò che al momento ti crea fastidio, ti rende diverso dagli altri; quella patina bianca che copre ciò che realmente sei, nascondendolo agli altri e a te stesso.
Alla fine, con impegno, volontà e passione, realizzi che è stato più semplice di quanto credevi e che hai subito meno danni di quelli che pensavi. Non solo. Ti accorgi che quell’esperienza ti ha formato fortificandoti e cambiandoti in meglio, proprio come la pelle che, al contatto con la cera, diventa più liscia e bella.
Tutto si è risolto e stai pure meglio di prima.
Come sarebbe bello se tutto fosse di cera…